“Devi rinnegare tuo figlio”

“Devi rinnegare tuo figlio”

di Antonino Amorelli

ALCUNE TESTIMONIANZE DI TALUNI CHE, INCAPPATI NELLA SETTA DEI TDG, RITORNANO, PENTITI, AL CATTOLICESIMO

di Graziella Fiore

Cari amici (TdG),

Mi accingo a scrivere questa lettera con grande dolore, ma con la serena certezza che sia la cosa giusta da fare. Con essa, infatti, vi comunico la mia volontà di dissociarmi dall’organizzazione dei testimoni di Geova, fondamentalmente perché adesso ho raggiunto la piena convinzione che essa, contrariamente a quanto mi era stato insegnato e a quanto avevo creduto, non è il popolo di Dio, né i suoi insegnamenti sono basati sulla Bibbia.

Io sono una donna anziana e per oltre trenta anni ho considerato la congregazione come la mia casa e la mia famiglia. Ho fatto di tutto perché anche i miei figli seguissero la fede che ritenevo giusta e tre di loro sono divenuti testimoni, uno persino un anziano. Non vi è mai stato un momento nella mia vita in cui io abbia dubitato di essere “nella verità” e, anche quando vedevo che le cose non andavano come avrebbero dovuto andare, confidavo che Dio avrebbe sistemato ogni cosa per amore del suo popolo. Ma, tristemente, ho dovuto convincermi che Dio non ha proprio niente a che fare con questa organizzazione: certamente non con chi in essa ha posizioni di responsabilità, dal Corpo Direttivo sino agli anziani delle congregazioni. Forse la maggioranza dei fratelli semplici e sprovveduti, come lo sono stata io, è in buona fede e crede in ciò che fa, ma certamente non gli altri. Io non ho mai dubitato di avere trovato la “Verità” e uscendo dalla Chiesa Cattolica, che avevo praticato per più di metà della mia vita, ero felice di vivere a stretto contatto con un’organizzazione che adorava il Padre in “spirito e verità”.

Ma mi sono dovuta ricredere. Data la mia età avanzata ho vissuto in pieno gli orrori della Seconda Guerra Mondiale ed ho ancora vivo il ricordo delle sensazioni che a quel tempo ci trasmetteva il sentir parlare dei nazisti e della loro terribile polizia: la Gestapo!

Ebbene, è spaventoso a dirsi, ma in questi ultimi tempi ho visto quegli antichi incubi tradursi in realtà sulla mia pelle; solo che questa volta non era la Gestapo, bensì gli “amorevoli” pastori della mia congregazione ad indossare quegli abiti. Di recente forse avete visto in televisione un film nel quale un ufficiale nazista imponeva ad una madre di scegliere quale dei suoi figli avrebbe desiderato lasciare in vita e quale avrebbe lasciato morire. Essa fu costretta a fare la sua terribile scelta perché, se non l’avesse fatta, il nazista le avrebbe ucciso tutti e due i figli! Ebbene, la stessa cosa è accaduta a me, con piccole varianti. Poiché uno dei miei figli, per motivi di coscienza, ha deciso di non appartenere più alla congregazione dei testimoni di Geova, pur continuando pienamente il suo impegno cristiano, son venuti a trovarmi gli anziani e mi hanno imposto la scelta: o lo rinnegavo e mantenevo al minimo solo gli indispensabili rapporti di parentela oppure mi avrebbero dissociata e, dissociandomi, mi avrebbero privato dell’affetto più grande di una madre: quello delle altre due figlie che sono ancora, insieme ai loro mariti, testimoni, ed alle quali sarebbe stato pertanto interdetto ogni ulteriore contatto con me sia da parte loro che dei miei nipotini. Ho implorato gli anziani, ho spiegato loro che l’amore fra madre e figlio è un dono di Dio, che nessun uomo deve sopprimere, ho anche detto loro che mio figlio è ancora profondamente impegnato con Cristo. Ma a niente sono valse le mie lacrime e le mie suppliche, né hanno contato i miei anni di fedele servizio nell’organizzazione o i miei capelli bianchi. “Devi rinnegare pubblicamente tuo figlio e anche davanti a noi”, mi hanno detto, “devi dire che è un apostata, altrimenti manchi di lealtà all’organizzazione”, hanno continuato più volte con atteggiamento inflessibile, inquisitorio, poliziesco.

Solo dopo lo sconvolgente interrogatorio a porte chiuse, e con la mente più serena, mi sono chiesta se tutto ciò era quello che avevo imparato intorno a Cristo studiando la Bibbia. Non riesco a immaginare Gesù che proibisce ai suoi discepoli, pena la disassociazione, di avere intima associazione con i loro familiari. Avevo sempre pensato che i testimoni di Geova fossero i veri cristiani di cui parla la Bibbia, caratterizzati da profondo amore, dalla carità cristiana e dalle espressioni benigne. Ma è difficile credere quante espressioni, calunniose, insultanti, colme di odio, ho dovuto udire all’interno della congregazione, sia sul conto di mio figlio che di altri testimoni che hanno deciso di lasciare l’organizzazione. “Cani, porci, criminali, ladri, adulteri, immorali”, sono le espressioni che circolano comunemente fra i “fratelli”. Dov’è la dolcezza di Cristo, il suo amore? Qui ho assistito alla gara di chi riusciva a inventare le calunnie più infamanti sul conto di persone che avevano il solo torto di non pensarla più come loro. Non mi stupirei se ciò si ripetesse anche sulla mia persona.

Potrei continuare su molti altri aspetti dell’inquisizione morale e psicologica esercitata su di me e su molti altri fratelli e sorelle, ma desidero dirvi un’ultima cosa: forse avrei potuto sopportate tante cose, e continuare ad accettare gli errori, le bugie e le contraddizioni del Corpo Direttivo, se solo avessi potuto vedere l’amore all’opera, perché, come dice la Bibbia, “l’amore copre una moltitudine di peccati”. Ma fra di voi con c’è amore ed è per questo, con il rimpianto di avere sprecato la mia vita con voi, che vi lascio per seguire Cristo.

Nonostante tutto, vi saluto con affetto.

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