La proposta di Gesù ci chiede di sacrificare la vita stessa

La proposta di Gesù ci chiede di sacrificare la vita stessa

di Don Ruggero Gorletti

LUNEDÌ DELLA QUINDICESIMA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

Dal vangelo secondo Matteo 10,34-11,1

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.

COMMENTO

Perché Gesù, che durante l’ultima cena dice ai suoi apostoli: «vi lascio la pace, vi do la mia pace», che quando li incontra subito dopo la resurrezione li saluta con «pace a voi», qui ci dice che è venuto a portare non la pace ma la spada, e addirittura a dividere l’uomo dai suoi affetti più giusti e più cari? Il perché è semplice: la proposta di Gesù divide, alcuni la accettano altri no. E chi non accetta la proposta di Gesù, che vuole darci amore e vita, spesso non si limita ad ignorarla, ma visto che comunque interpella la sua coscienza, in sostanza gli fa capire che nella sua c’è qualcosa di sbagliato, allora la combatte.

La proposta di Gesù ci chiede di sacrificare qualcosa, tanto, tutto: la vita stessa. Non necessariamente nel senso che tutti siamo chiamati al martirio, né che tutti siamo chiamati a spogliarci dei nostri beni e a seguire Gesù sulla via di una speciale consacrazione. Queste sono cose che sono chieste ad alcuni, non a tutti. Ma a tutti noi viene chiesto di vivere le normali vicende della vita, gli impegni quotidiani del nostro stato di vita con l’animo di chi non sta gestendo una cosa propria, ma di chi sta lavorando per un Altro, a cui dovrà rendere conto del proprio operato.

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