Attentato a Trump, considerazioni a margine

Attentato a Trump, considerazioni a margine

di Pietro Licciardi

LEGGEREZZE DEI SERVIZI DI SICUREZZA USA E IL RUOLO DELLE DONNE

Commentando “a caldo” l’attentato a Donald Trump, in lizza per succedere nella carica di Presidente degli Stati Uniti all’attuale RimbamBiden, al quale un cecchino ha sparato alcuni colpi di fucile nel corso di un comizio elettorale nella giornata di sabato in Pennsylvania, non possiamo fare a meno di formulare alcune considerazioni.

Innanzitutto precisiamo di non voler entrare assolutamente nel merito della questione, anche perché a sessant’anni di distanza dall’ultimo assassinio di un presidente americano, avvenuto a Dallas il 22 Novembre 1963 ancora non si sa tutta la verità su quella vicenda. Figuriamoci se sapremo mai qualcosa di definitivo su quest’ultima sparatoria. Tuttavia un paio di cosette le vogliamo dire.

La prima è che possiamo finalmente dimenticarci le fandonie spacciate da Hollywood riguardo la potenza americana: gli Usa in grado di sventare qualsiasi attentato, proteggere i propri presidenti e i propri cittadini da tutti i cattivi del mondo. Speriamo che anche i più sprovveduti comincino a prendere certi film per quello che sono: avvincenti favole piene di azione, suspance e sparatorie, buone solo per trascorrere un pomeriggio di divertimento con un secchiello di pop corn in mano.

Dai filmati sciorinati in tempo reale e gran quantità da youtube si vede chiaramente con quanta approssimazione sia stata preparata la protezione di Trump, al quale è stato consentito di parlare da solo su un palco alto sulla folla più di due metri e senza niente che lo celasse, almeno ai lati, alla vista di probabili tiratori.

Inoltre il cecchino ha sparato dal tetto orizzontale di un capannone non molto distante dall’obiettivo e sembra che addirittura alcuni sostenitori di Trump ne avessero segnalato la presenza. Questa è senz’altro una grave leggerezza da parte dei responsabili della sicurezza, che per inciso i nostri apparati di polizia non avrebbero commesso, i quali hanno evidentemente trascurato di appostare degli uomini in luoghi sopraelevati o di presidiare le poche costruzioni vicino al luogo del comizio. 

Inspiegabile poi come nessuno abbia pensato ad utilizzare degli elicotteri o dei droni per tenere sotto controllo l’intera area; anche questa una procedura che i nostri servizi di sicurezza hanno sempre adottato.

La seconda osservazione riguarda la presenza di almeno una donna tra gli agenti dei servizi segreti, cui compete la protezione, tra gli altri, dei candidati alla presidenza. La 007 a stelle e strisce sarà anche stata anche la più formidabile agente del team ma la sua corporatura minuta e la scarsa statura se paragonata al massiccio Donald Trump non la rendevano la più adatta a fargli da scudo e tantomeno a portarlo in un’area sicura nel caso, ferito, fosse stato necessario sollevarlo di peso.

Probabilmente la sua presenza è un tributo all’ideologia femminista e politicamente corretta oggi imperante non soltanto negli Stati Uniti. La stessa che ha inondato i film di azione di donnine carine ma minute che riescono a stendere tre o quattro nerboruti e muscolosi maschioni alla volta. Una cosa che può funzionare appunto nei film ma non nella realtà.

Come non può funzionare – o funzionare male – la presenza di donne nelle forze armate o nella polizia. Pensiamo al campo di battaglia, dove un soldato di corporatura media con tutto il suo equipaggiamento arriva a superare abbondantemente i cento chili. Se fosse ferito riuscirebbe una sua commmilitona a caricarselo sulle spalle e portarlo in una zona sicura a cinquanta o cento metri dalla linea del fuoco? Ci permettiamo di dubitarne, guardando certe mingherline e “tappette” che sfilano sui Fori Imperiali il 2 Giugno.

Ci sono precisi standard fissati dal ministero della difesa e degli interni, si dirà. Si ma che tengono conto – giustamente da un certo punto di vista – della diversa conformazione fisica femminile. Così per essere accettata nell’Esercito una donna deve compiere ad esempio la metà dei piegamenti sulle braccia e delle trazioni alla sbarra. Peccato che un ferito o un proiettile di artiglieria non dimezza il suo peso se è una donna a doverlo maneggiare.

Idem per certe carabiniere o poliziotte, talune così sformate dalla cellulite da sembrare, quando corrono, anatrone zoppe. Come se la caveranno negli inseguimenti a piedi dei malviventi o nella colluttazione con dei malintenzionati. Speriamo che in caso di bisogno non sia una di queste tutrici dell’ordine ad intervenire in nostro aiuto, perché potrebbe anche accadere che i colleghi maschi, nel malaugurato caso si mettesse male, pensino più a difendere e aiutare la poliziotta che il povero cittadino.

Onde evitare – ma non ci speriamo – le lamentazioni o le ingiurie delle femministe precisiamo che non abbiamo nulla contro le donne che vogliono intraprendere una qualsiasi carriera, purché questo avvenga all’insegna delle pari opportunità, e del buon senso. Ben vengano allora le donne nelle Forze armate, nei corpi di Polizia o nei servizi segreti Usa, purché, in nome di una ideologia bigotta, non si metta a repentaglio la vita loro e altrui.

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