Il protestantesimo è l’origine di tutti i mali d’oggi
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JOSEPH DE MAISTRE, “ALLE ORIGINI DELLA MENTALITÀ RIVOLUZIONARIA. SCRITTI SUL PROTESTANTESIMO E SULLO ‘STATO DI NATURA’” (D’ETTORIS EDITORE, 2024)
Il conte Joseph Marie de Maistre, nato a Chambéry, in Savoia, nel 1753 e morto a Torino nel 1821, è stato uno dei più importanti esponenti del pensiero cattolico degli ultimi due secoli, anche se dal Modernismo in poi gli è toccata in sorte una voluta dimenticanza, a causa dello stigma di reazionario.
Fu filosofo, politico, diplomatico, scrittore, magistrato e giurista. Aveva conosciuto la Rivoluzione Francese, e poi il regime napoleonico, e divenne un attento studioso del fenomeno rivoluzionario giacobino. Fu tra i portavoce più eminenti del movimento controrivoluzionario che fece seguito alla Rivoluzione francese e ai rivolgimenti politici in atto dopo il 1789; propugnatore dell’immediato ripristino della monarchia ereditaria in Francia, in quanto istituzione ispirata per via divina, e assertore della suprema autorità papale sia nelle questioni religiose che in quelle politiche, de Maistre fu anche tra i teorici della Restaurazione, sebbene non mancò di criticare il Congresso di Vienna presieduto dal Metternich e da Talleyrand, a suo dire fautori da un lato di un impossibile tentativo di ripristino integrale dell’Ancien Régime (peraltro ritenuto di sola facciata) e dall’altro di compromessi politici con le forze rivoluzionarie.volume ripropone nella nostra lingua, in edizione critica appoggiata sui manoscritti originali, due saggi brevi del conte Joseph de Maistre (1753-1821).
Lo scrittore savoiardo, diplomatico al servizio del re di Sardegna, ha vissuto integralmente il periodo rivoluzionario e napoleonico di cui è testimone diretto. Dallo stile letterario asciutto e pregnante, è uno dei capostipiti della scuola di pensiero cattolica controrivoluzionaria. Il suo testo più noto è Considerazioni sulla Francia, del 1796, che apre il grande filone della critica alla Rivoluzione francese. Il primo saggio del volume, del 1798, è dedicato a una analisi religiosa e politica del protestantesimo; il secondo, del 1794 circa, alla messa a fuoco della nozione di “stato di natura” non poco distorta dal naturalismo filosofico sei-settecentesco, in particolare dagli illuministi e da Jean-Jacques Rousseau (1712-1778), sul quale ultimo la critica demestriana è non poco contundente. Uomo profondamente religioso, che negli anni giovanili era entrato a far parte della Massoneria, dalla quale in seguito era uscito, e che aveva imparato a conoscere profondamente, de Maistre ha legato il suo nome alla grande battaglia culturale che aveva ingaggiato contro la Rivoluzione. Gli storici lo definirono “reazionario”, oppure “controrivoluzionario”, che è una definizione sicuramente più pertinente.
“La controrivoluzione non sarà una rivoluzione opposta, ma l’opposto di una rivoluzione” fu una sua celebre definizione.
Conformemente al pensiero comune dei controrivoluzionari, legittimisti e reazionari di fede cattolica (quindi con l’eccezione del conservatore britannico Edmund Burke, che era anglicano), per de Maistre l’origine di tutti i mali dell’epoca a lui contemporanea poteva essere identificata nella Riforma protestante che aveva minato l’autorità papale sull’Europa occidentale e i paesi cattolici, introducendo il libero esame ossia l’interpretazione della Bibbia senza la guida della Chiesa, base della libertà di coscienza, oltre ad aver causato le terribili guerre di religione.
Il pensiero di de Maistre è dunque ancora profondamente attuale, duecento anni dopo, e vale la pena di riscoprirlo. Giunge dunque estremamente opportuna la pubblicazione, da parte dell’Editore
D’Ettoris, di questo volume, Alle origini della mentalità rivoluzionaria – Scritti sul Protestantesimo e sullo “stato di natura” che analizza attentamente il fenomeno rivoluzionario.
Il volume ripropone in edizione critica appoggiata sui manoscritti originali, due saggi brevi del de Maistre. Scritti con stile letterario asciutto e pregnante, il primo testo è dedicato a una analisi religiosa e politica del protestantesimo; il secondo alla messa a fuoco della nozione di “stato di natura” non poco distorta dal naturalismo filosofico sei-settecentesco, in particolare dagli illuministi e da Jean-Jacques Rousseau (1712-1778), sul quale ultimo la critica demestriana è decisa e diretta.
De Maistre crede a una giustizia divina non solo trascendente ma immanente. La rivoluzione è il peccato (sociale) in quanto distruzione dell’ordine naturale – e, dunque, legittimo – voluto o permesso da Dio.
L’autorità, ma soprattutto la Chiesa, ha il diritto e il dovere di evitare che una rivoluzione si ripeta, fermandola sul nascere.