Come sono poco “gai” questi gay
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GAY E LGBT HANNO UNA PROPENSIONE AL SUICIDIO, ALLA DIPENDENZA, ALL’AUTOLESIONISMO E ALLO SVILUPPO DI PATOLOGIE PSICHIATRICHE IN MISURA MOLTO MAGGIORE RISPETTO AL RESTO DELLA POPOLAZIONE
Le carnevalate con cui le varie sigle gay e lgbt in occasione dei cosiddetti gay pride cercano di accreditare l’immagine di un mondo gaio, allegro, scanzonato e soprattutto orgoglioso della propria trasgressione e anomalia – che cercano in tutti i modi di far passare per normale -, gratta, gratta, nascondono veri e propri drammi esistenziali e abissi di infelicità che spesso e volentieri sono all’origine di depressione, dipendenze e disturbi mentali che arrivano fino al suicidio. Tutto questo in percentuali molto, molto superiori rispetto al resto della popolazione.
Ma di questo nessuno parla, e quando la realtà riesce a venir fuori la colpa è, guarda un po’, della pressione sociale “omofobica”, anche se i medesimi disturbi e patologie si riscontrano pure là dove la lobby gay spadroneggia da decenni e dove gli omosessuali sono la categoria più benestante, protetta e vezzeggiata, come in Olanda, Danimarca, o Svezia o nella americana California.
Ormai sono numerosi gli studi scientifici che come quello, molto ampio, condotto nel 2008 da un team di psicologi e psichiatri britannici, basato su più di 13mila casi, intitolato «A systematic review of mental disorder, suicide, and deliberate self harm in lesbian, gay and bisexual people» nelle conclusioni segnala come «le persone lgbt hanno un rischio sostanzialmente maggiore di soffrire di disordini mentali, ideazione suicida, abuso di sostanze e autolesionismo rispetto alla popolazione eterosessuale. (…) Le persone lesbiche, gay e bisessuali spesso sviluppano un senso di colpa sulla propria sessualità. A ciò si aggiungono i rischi del loro particolare stile di vita, come l’abuso di alcool e di sostanze, il rischio di contrarre malattie infettive e tendenze suicide. Abbiamo anche riscontrato un alto indice di autolesionismo e di auto-avvelenamento. L’autolesionismo nella comunità lgbt è una delle principali cause di ammissione ai pronto soccorso negli ospedali della Gran Bretagna».
Non diverse sono le conclusioni dello studio «Suicide and Suicide Risk in Lesbian, Gay, Bisexual, and Transgender Populations: Review and Recommendations», in “Journal of Homosexuality”, del Gennaio 2011, basato su numerose ricerche internazionali il quale riporta che «gli studi negli Stati Uniti e all’estero forniscono forte evidenza dell’elevato indice di tentativi di suicidio fra le persone lgbt. (…) Dall’inizio degli anni Novanta, tutte le ricerche condotte fra i giovani americani, che comprendono anche l’identificazione dell’orientamento sessuale, hanno riscontrato negli omosessuali indici di tentativi di suicidi sette volte più elevato rispetto ai giovani che si dichiarano eterosessuali».
Un’altra ricerca condotta in Danimarca, paese assai tollerante verso l’omosessualità, ha rilevato che dal 1990, anno in cui sono state legalizzata le unioni tra persone dello stesso sesso, al 2001 tra gli uomini omosessuali legalmente sposati il tasso di suicidio è stato otto volte maggiore di quello degli uomini impegnati in una unione eterosessuale e il doppio rispetto a quello degli uomini single.
Sempre in Danimarca, un’importante ricerca, condotta su 6,5 milioni di danesi tra il 1982 e il 2011, ha evidenziato come il suicidio tra uomini conviventi con un altro uomo sia quattro volte maggiore rispetto a quello degli uomini sposati con una donna. Lo stesso accade in altri “paradisi gay”, come Norvegia e Svezia.
Ovviamente ci si guarda bene dall’indagare sui motivi di questa superiore incidenza di suicidi, autolesionismo, patologie psichiatriche e dipendenze. Lo ha fatto Massimo Gandolfini, noto neuroscienziato e già primario di neurochirurgia alla fondazione Poliambulanza di Brescia, secondo il quale una spiegazione potrebbe essere lo stile di vita omosessuale, oppure dall’inclinazione stessa. Ogni persona che assume un comportamento omosessuale, infatti secondo Gandolfini, vive permanentemente un contrasto e una contraddizione tra il dato biologico e fisiologico del proprio corpo – le cui diverse parti sono permanentemente e oggettivamente predisposte a completarsi mediante l’incontro con il corpo di una persona dalla sessualità complementare ed opposta – e il dato psicologico. Il conflitto interno tra corpo e psicologia non è senza esiti, e questo disordine potrebbe purtroppo trasformarsi in un disagio, provocando disturbi e altre conseguenze.
E questo con buona pace di chi si ostina ad asserire che omosessuali e lgbt si nasce.
Andare contro natura (la morale, qui, non c’entra), provoca inevitabilmente scompensi, che non vengono compensati dall’altro/ a