Conosciamo San Benedetto da Norcia

Conosciamo San Benedetto da Norcia

di Mariella Lentini*

TRA I SANTI E I BEATI CHE SI FESTEGGIANO OGGI (Sant’ Abbondio di Cordova, Sante Anna An Xinzhi, Maria An Guozhi, Anna An Jiaozhi e Maria An Lihua, Beato Antonio Muller, San Basino di Poitiers, Beata Beatrice d’Este, San Bertrando (Betrando), San Chetillo, San Drostano di Deer, San Failbhe, San Failbhe, Sant’ Idulfo (Idolfo) di Moyenmoutier, San Leonzio II, il Giovane, Santa Marciana di Cesarea di Mauritania, San Marciano di Iconio, Beata Maria Chiara di San Martino Blanc, Beata Maria Elisabetta di San Teoctisto Pélissier, Beata Maria Margherita di Santa Sofia di Barbegie d’Albarède, Beato Michele Romero Rojas, Sant’Olga (Elena) di Kiev, San Pio I, Beata Rosalia Clotilde di Santa Pelagia Bès, San Savino, Santi Sigisberto e Placido, Beati Tommaso Benstead e Tommaso Sprott, Beato Valerio Traiano Frenţiu) RICORDIAMO IL COMPATRONO D’EUROPA 

È compatrono d’Europa e la sua Regola è diventata celebre: ora et labora, cioè “prega e lavora”. Benedetto (dal latino “che augura il bene”) nasce in Umbria, a Norcia (Perugia), nel 480. Il padre è un ufficiale romano e la madre una contessa. Anche sua sorella Scolastica diventerà santa. Fin da bambino mostra interesse per la preghiera e il silenzio. Quando viene inviato a Roma per studiare, Benedetto vede tanta corruzione. Così, ancora ragazzo, abbandona casa, lusso, studi per indossare il saio e diventare eremita.

Il santo incontra un altro monaco che lo aiuta a vivere da solo, in una grotta incastonata nella parete rocciosa del Monte Taleo, nei pressi di Subiaco (Roma): ogni tanto gli porta un po’ di pane. Benedetto prega e lotta contro le tentazioni, nemiche della pace e della santità, ovvero pensare solo a se stesso, la sensualità, la collera e la vendetta. Dopo tre anni comincia ad essere d’esempio per tanti altri monaci che lo seguono. Benedetto si stabilisce a Montecassino (Frosinone) dove costruisce una grande abbazia con stalle, biblioteca, infermeria, celle per i monaci e per i pellegrini.

Qui il monaco scrive una regola di vita molto bella e utile che si diffonde in tutta Europa: ora et labora, “prega e lavora”. I monaci pregano tutti assieme e cantano le lodi a Dio, studiano la Bibbia e i testi classici, ma anche nozioni di scienza e di arte e, nel mentre, lavorano: ricopiano i libri perché non vadano persi, coltivano i campi, curano gli ammalati, selezionano per loro le erbe con le quali preparano le medicine. Costruiscono conventi, scuole, ospedali. Nei secoli a seguire, in Europa, i conventi benedettini si moltiplicano e diventano importanti centri di cultura e di lavoro.

Benedetto compie tanti miracoli: un uomo malvagio vuole avvelenarlo con l’acqua, ma quando il santo fa il segno della croce il calice si spezza. Benedetto sa leggere nella mente delle persone e viene messo alla prova da un re che, al suo posto, manda da Benedetto il suo scudiero, con indosso i suoi vestiti. Subito il santo si accorge dell’inganno. Poi, durante una carestia, davanti al portone del convento, i monaci trovano 200 sacchi di farina e da un monte a secco improvvisamente sgorga l’acqua. Il santo muore nel 547 a Montecassino. È patrono del lavoro, in particolare di architetti, ingegneri, agricoltori, mezzadri e speleologi. Protegge gli scolari. Viene invocato contro le infiammazioni e la renella.

 

 

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