La Sicilia si occupa (nei fatti) della famiglia
A cura della Redazione
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PARLA GIANFRANCO AMATO, DIRETTORE DEL COMITATO TECNICO SCIENTIFICO DELL’OSSERVATORIO REGIOALE SULLE FAMIGLIE
L’avvocato Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita e di Nova Civilitas , è anche direttore del Comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio permanente sulle famiglie della Regione Siciliana e in questa veste InFormazione cattolica lo ha intervistato ad un anno dall’insediamento dell’Osservatorio, avvenuto il 29 Giugno 2023.
Avvocato, è già possibile fare un primo bilancio dell’attività di questo organismo fortemente voluto anche dall’assessore regionale alla famiglia Nuccia Albano?
«Possiamo certamente dire che un anno non è passato invano. Il motivo sta innanzitutto nella genesi del Comitato tecnico scientifico (Cts). L’idea, condivisa dall’assessore, è stata quella di non costituire l’ennesimo inutile organismo pletorico, composto da decine di membri rappresentanti dell’universo mondo, che si rivelasse di fatto inoperante, come spesso purtroppo accade nella pubblica amministrazione. Si è, invece, deciso di optare per un organismo snello, una sorta di task force, un vero e proprio gruppo operativo composto da quattro esperti e dal dirigente generale del dipartimento famiglia dell’assessorato. Cinque persone assolutamente operative».
Questo ha consentito dunque di poter ottenere qualche risultato, sempre considerando i tempi burocratici che caratterizzano l’amministrazione pubblica?
«Sì. Con la giusta considerazione che Lei ha fatto. Occorre realisticamente fare i conti con una tempistica che è propria della realtà pubblica».
Può farci qualche esempio, giusto per dare ai lettori un’idea di quale siano gli effetti pratici dell’azione del Cts?
«Certamente. Un primo risultato di cui vado particolarmente fiero, perché era uno dei primissimi obiettivi che il Cts si era prefissato, è la costituzione e l’insediamento del gruppo interistituzionale per il contrasto alla pedofilia e alla pedopornografia. Anche questo è un organismo operativo in grado di agire concretamente per combattere questo deplorevole fenomeno che colpisce i soggetti più piccoli e indifesi della società. Il gruppo, proprio perché operativo, è composto, tra gli altri, anche dal garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, dal dirigente dell’Ufficio scolastico regionale, dal direttore del comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio permanente sulle famiglie, dal dirigente del Centro operativo per la sicurezza cibernetica (Cosc) della Sicilia orientale e da quello della Sicilia occidentale, e da tre componenti designati dalle associazioni regionali di volontariato che operano nel settore del contrasto a pedofilia e pedopornografia, tra cui l’Associazione Meter di don Fortunato Di Noto che da trentacinque anni combatte questa battaglia, riscontrando un apprezzamento anche a livello internazionale. Sul delicato tema del contrasto alla pedofilia e alla pedopornografia l’azione intrapresa dalla Regione Siciliana attraverso la costituzione del gruppo interistituzionale può rappresentare un ottimo esempio anche per le altre regioni italiane».
Altre iniziative?
«Abbiamo inoltre realizzato un’importante opera di monitoraggio delle realtà associative che operano, per esempio, nel campo delle “madri di giorno” delle “banche del tempo”, istituti previsti dalla Legge regionale 10/2003. Io personalmente, in qualità di presidente del Cts., ho scritto ai rappresentanti di quelle realtà, che, in diversi casi, hanno risposto positivamente».
Invece il taxi solidale cosa è?
«Un’opera di solidarietà sociale che abbiamo suggerito di realizzare per accompagnare chi è temporaneamente inabile e non ha la possibilità di spostarsi con mezzi propri in provincia di Palermo, attraverso la predisposizione di un apposito bando pubblico, e reperendo le necessarie risorse dai fondi attualmente previsti dal Fondo sociale europeo. Siamo a buon punto anche con la realizzazione di una rete di comuni siciliani “Amici della famiglia”, che contiamo di realizzare, anche attraverso la previsione normativa di un apposito registro, nel prossimo autunno».
Lei, in qualità di direttore del Cts, e lo stesso assessore Nuccia Albano vi siete impegnati per sensibilizzare sul fenomeno della cosiddetta “nomofobia”, ovvero la dipendenza da smartphone, con varie iniziative che hanno coinvolto, anche con interventi pubblici, famiglie, studenti e genitori…
«È vero. un’altra importante attenzione del Cts e dell’assessorato è stata rivolta a questa emergenza sociale che sta incidendo profondamente e in modo negativo le relazioni inter-familiari. Si tratta di una vera e propria piaga, che rischia di distruggere la famiglia. Abbiamo iniziato a segnalare il problema il 23 settembre 2023, con un convegno presso l’Assessorato della Famiglia e, successivamente, attraverso diverse iniziative, soprattutto nell’ambito scolastico, che, come ha ricordato, hanno coinvolto me personalmente, come direttore del Cts. e l’assessore Nuccia Albano. La questione è talmente grave che è in corso un’interlocuzione ufficiale con il direttore regionale scolastico, Giuseppe Pierro, per adottare iniziative concrete nelle scuole del territorio siciliano a partire dal prossimo settembre».
Avete trovato nel corso di questo anno la collaborazione degli uffici dell’assessorato?
«Assolutamente sì. A cominciare, come è ovvio, dall’assessore Nuccia Albano. Il rapporto di cordiale amicizia che ci lega è corroborato da una piena ed assoluta sintonia sulla visione di famiglia e sull’azione politica necessaria per la sua valorizzazione. Del resto, questa sensibilità nasce dalla stessa storia personale di Nuccia Albano e dall’area politica cui fa riferimento. È noto infatti che il tema della famiglia è stato posto al centro dell’attenzione politica in Sicilia a seguito della Legge regionale 10/2003, nota come “Legge Cuffaro” proprio perché fortemente voluta dall’allora presidente della Regione. Purtroppo i governatori che si sono succeduti dopo di lui, non hanno avuto la stessa sensibilità, per cui quella legge è rimasta sostanzialmente inattuata. Il Cts è nato anche con lo scopo di dare, dopo vent’anni, piena attuazione a quella legge, che per l’epoca fu avveniristica, provvedendo, ovviamente, anche ad aggiornarla.
E oltre all’assessore, su quale sostegno potete contare?
«Ottimo anche il rapporto con le due figure fondamentali che dirigono gli uffici: il direttore generale Letizia Di Liberti e il capo di gabinetto Rosolino Greco. Senza il loro supporto l’attività del Cts non sarebbe mai potuta decollare. Lo stesso per tutti gli altri funzionari e dipendenti dell’assessorato. Devo dare atto di aver trovato figure professionali altamente qualificate e che credono in quello che fanno. Cosa, peraltro, alquanto rara nelle amministrazioni pubbliche».
Può, quindi, dirsi ottimista circa le prospettive d’azione del Cts nell’immediato futuro?
«Decisamente ottimista. E questo è dovuto soprattutto alla consapevolezza di lavorare con un’ottima squadra fatta di persone davvero eccezionali, come Sandro Oliveri, Tiziana Drago, Dario Micalizio e Giuseppe Gennuso. Vorrei ricordare che i membri del Cts svolgono la funzione a titolo onorifico e non hanno diritto ad alcun rimborso spese da parte dell’Amministrazione regionale. Per cui devo dare atto che la loro encomiabile dedizione nasce esclusivamente dal desiderio di operare volontariamente per la tutela e la valorizzazione della famiglia nell’ottica del bene comune. Quando non si opera per una bieca logica di potere, di denaro, di prestigio, ma solo perché si crede in principi, ideali e valori, si possono fare davvero grandi cose».