Il disonore gay è sceso in piazza e in certe chiese

Il disonore gay è sceso in piazza e in certe chiese

di Pietro Licciardi

A GIUGNO E LUGLIO LE NOSTRE CITTA’ SONO STATE INFESTATE DALLE BESTEMMIE E GLI INSULTI DEI GAY PRIDE. E’ ORA DI DIRE BASTA

Anche quest’anno le nostre città sono state infestate dai gay pride. 

Premesso che non ce ne frega proprio nulla delle carnevalate arcobaleno di quella infima minoranza che del cosiddetto “orgoglio” ha fatto una bandiera ideologica ci disturbano invece, e molto, la bestemmia e il sistematico vilipendio alla religione cattolica.

Come ci disturba la distrazione vigliacca e compiacente delle autorità – magistratura in primis – che chiudono entrambi gli occhi sul dispositivo dell’art. 724 del Codice penale, secondo il quale chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità o i simboli o le persone venerati nella religione dello Stato è punito…, come è punito chiunque pubblicamente offende una confessione religiosa, mediante vilipendio di chi la professa (art. 403). Per non parlare dell’articolo 527, sempre del Codice Penale, che sanziona chiunque, in luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico compie atti osceni

Ma a quanto pare la legge non è uguale per tutti.

Comunque nessuno è più vigliacco e spregevole di chi se la prende con la religione cattolica, la quale si, condanna senza appello e duramente il peccato – e non c’è alcun dubbio che i comportamenti contro natura siano peccaminosi, checché ne dicano taluni tristi figuri, anche con la tonaca – ma apre sempre e comunque le braccia ai peccatori.

Negli anni Ottanta, quando l’epidemia impazzava, nei lazzaretti ricolmi di omosessuali affetti dall’Aids, ricoperti di piaghe, e pustole, ad assisterli amorevolmente non c’erano gli attivisti delle associazioni gay, lgbt, omosessualiste, ma le suore di Madre Teresa di Calcutta. Però nei cortei arcobaleno ad essere presi di mira sono solo e soltanto i cattolici. Mai, neppure per sbaglio, un accenno a quello che succede agli omosessuali, alle lesbiche, e a tutto il caravanserraglio lgbt nell’islam, dove, bene che gli vada, gli tocca un bel volo dalla cima di qualche minareto. 

Eh no, sull’islam non si può perché altrimenti rischia la gola squarciata, mentre su Cristo e la Madonna si può vomitare tutto il male possibile. Il che peraltro ci fa chiaramente comprendere da chi è veramente ispirata certa canaglia arcobaleno, che ormai sfila spudoratamente dietro striscioni inneggianti a Satana.

Caliamo poi un pietoso velo sull’atteggiamento, non si sa quanto idiota o irresponsabile, di certo clero che questa ideologia gender giustifica, sostiene e avalla. E qui non possiamo fare a meno di pensare alla ormai famosa frase del Papa a proposito della “troppa frociaggine in Vaticano”. 

Intanto scandalizza il fatto che mentre monsignor Viganò viene inquisito per scisma, sacerdoti e prelati che mostrano attaccamento alla tradizione o celebrano in latino sono ridotti al silenzio o perseguitati, un gesuita americano, come l’assai discusso James Martin, possa senza conseguenze esibire una Madonna avvolta in un burka, con la kefiah e bandiera arcobaleno o si tolleri l’esposizione nella cattedrale di Linz di una oscena statua raffigurante Maria mentre partorisce (opera blasfema di Esther Strauss poi decapitata da ignoti).

È vero che la Chiesa sta attraversando una tempesta senza precedenti e che non possiamo buttare ancora brace sul fuoco che divampa, ma a tutto dovrebbe esserci un limite e forse è giunto il momento di cominciare a difendere una buona volta ciò in cui crediamo – se ci crediamo – dai nemici, interni ed esterni. Anche perché vale il detto che “chi tace acconsente” e noi da uomini liberi e ragionevoli non acconsentiamo più.

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