L’intelligenza artificiale deve essere govenata eticamente dall’uomo
di Bruno Volpe
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IL VESCOVO RICCHIUTI: “TEMO UN POSSIBILE USO BELLICO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E L’EMARGINAZIONE DELL’UOMO”
“Temo un possibile uso bellico dell’intelligenza artificiale e l’emarginazione dell’uomo”.
Lo dice ad inFormazione Cattolica Monsignor Giovanni Ricchiuti, vescovo emerito di Altamura- Gravina e Presidente Nazionale di Pax Christi, che parla di intelligenza artificiale in relazione al recente intervento del Papa al G7.
Eccellenza Ricchiuti, tiene banco il tema intelligenza artificiale specie dopo l’interessante relazione del Papa al G 7. Qual è la sua idea?
“Diciamo subito che il tema è troppo giovane e siamo all’inizio, per cui è bene fare ulteriori verifiche ed approfondimenti. Dobbiamo informarci meglio e studiare maggiormente gli aspetti tecnici, ma soprattutto etici che ne possono venire fuori”.
Che cosa le crea qualche perplessità?
“Davanti al progresso, naturalmente, non dobbiamo essere prevenuti e va accettato, però sempre con discernimento e attenzione, sapendo valutare quello che è buono e respingere i lati negativi o pericolosi. Della intelligenza artificiale ad esempio temo il possibile e non voluto uso bellico”.
Cioè?
“Non so se ricordate il film Oppenheimer recentemente nelle sale. Lo scienziato viene processato e gli chiedono durante l’udienza se si sente le mani macchiate di sangue. Egli risponde di sì. Infatti l’uso militare del nucleare ha ucciso tante persone in Giapppone. Eppure Oppenheimer non prevedeva e neppure voleva che l’atomica avesse quell’uso. Lo stesso temo accadrà per l’intelligenza artificiale che, pur partendo come rivoluzione positiva, potrà alla fine avere implicazioni militari e belliche. Poi vedo un altro lato che mi crea perplessità”.
Prego…
“L’intelligenza artificiale portata alle sue estreme coseguenze rischia di mettere l’uomo in secondo piano, di renderlo quasi ininfluente nelle decisioni e che tutto passi dalla macchina. Un uso disumano o inumano del progresso che al contrario deve sempre essere disciplinato con senso etico dall’ uomo il quale era e resta protagonista”.
Insomma lei ha dubbi di natura etica?
“Esattamente, non dimentichiamo che tutto quello che è scientificamente possibile non sempre è eticamente accettabile o lecito e non dobbiamo fare della tecnologia un idolo sul cui altare sacrificare le nostre idee e le nostre convinzioni. Allora dico: intelligenza artificiale ben venga, ma facciamo attenzione al suo utilizzo, che non ci prenda la mano. Corriamo il rischio molto serio che questa ricchezza ci sfugga di mano con rischi elevati. L’intelligenza è un dono che Dio ci ha dato, almeno per i credenti. Ma va utilizzata a fin di bene e per il vantaggio comune, non per scopi dannosi e immorali”.
Rischiamo perdite di posti di lavoro?
“Anche questa eventualità non va sottovalutata, ma riguarda in genere tutta la tecnologia. Pensiamo prima ai caselli autostradali, dove lavoravano vari addetti ai bigliettini. Oggi con la tecnologia il numero dei dipedenti si è ridotto. Il lato positivo è l’aumento della produttività e del guadagno di impresa, il lato negatvo è che molte persone sono a casa. Ora occorre trovare un sapiente compromesso tra visione sociale e progresso tecnologico e questo non è semplice. L’intelligenza artificiale non deve andare contro l’uomo, ma essere govenata dall’uomo, senza sostituirlo. Questo è un lato etico del quale tener conto e che non possiamo fare finta sia inesistente. Anzi è centrale”.