Il Card. Celso Costantini e la Cina, un “ponte” tra Oriente e Occidente

Il Card. Celso Costantini e la Cina, un “ponte” tra Oriente e Occidente

di Paola Liberotti

PRESENTAZIONE A ROMA DEL LIBRO SUL CARD. COSTANTINI E LA CINA


Sarà presentato a Roma il prossimo giovedì 20 giugno alle ore 17, presso la Pontificia Università Urbaniana (via Urbano VIII, 16 – aula magna) dal card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, il libro Il cardinale Celso Costantini e la Cina – Costruttore di un “ponte” tra Oriente e Occidente (Autori vari, Marcianum Press).

L’opera è curata da mons. Bruno Fabio Pighin, storico nella postulazione della causa di beatificazione e di canonizzazione del card. Costantini. Interverranno: l’arcivescovo Fortunatus Nwachukwu, segretario della Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari del Dicastero per l’evangelizzazione, e il vescovo Juan Ignacio Arrieta, segretario del Dicastero per i testi legislativi. L’evento si aprirà con i saluti iniziali di mons. Giuseppe Pellegrini, vescovo di Concordia-Pordenone, diocesi natale del card. Costantini, e del prof. Vincenzo Buonomo, rettore della Pontificia Università Urbaniana.

FIGURA GENIALE

Figura geniale riscoperta solo oggi, il card. Celso Costantini (1876-1958) fu pastore esemplare, scultore rinomato e scrittore fecondo, protagonista nell’arte sacra del secolo XX. Durante le due guerre mondiali fu insigne operatore di carità e pace, riuscendo a salvare molte vite. Amministratore apostolico di Fiume, fronteggiò Gabriele D’Annunzio, evitando un bagno di sangue alla città martoriata. Primo delegato apostolico in Cina, vi compì gesta indelebili. Convocò e presiedette il primo, nonché finora unico, Concilio Cinese a Shanghai nel 1924: quindi questo libro vede la luce proprio in occasione del centenario. Accompagnò a Roma i primi sei vescovi autoctoni per essere consacrati dal Papa e da lui stesso nel 1926. Fondò il primo istituto religioso clericale indigeno nel 1927.

Inaugurò L’Azione Cattolica Cinese nel 1928. Diede vita all’Università cattolica di Pechino e sviluppò un intenso dialogo con le autorità politiche, sfociato nelle piene relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Cina. Nel 1946 rinunciò a ricevere la porpora a favore del primo Cardinale cinese. Da segretario del dicastero missionario della Curia romana dal 1935 al 1952, incentivò la decolonizzazione religiosa, promosse il clero indigeno e favorì l’inculturazione cristiana nei paesi di recente evangelizzazione.

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