Mons. Savino: “serve un’etica dell’algoritmo”
di Bruno Volpe
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LE RIFLESSIONI DEL VICEPRESIDENTE DELLA CEI
“Intelligenza artificiale? È necessaria un’algoretica, ovvero un’ etica dell’algoritmo. Condivido la posizione del Papa”.
Lo dichiara in questa intervista che ci ha rilasciato, dopo il G7, Monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Jonio e vice presidente Cei.
Eccellenza Savino, al G7, fatto assolutamente inusuale, ha preso parte da invitato, il Papa. Nel suo intervento il Santo Padre ha anche parlato di intelligenza artificiale. Quale la sua posizione in materia?
“Credo che il Papa abbia usato parole sagge e corrette. Del resto, a ben vedere, Papa Francesco in due precedenti occasioni e messaggi si è occupato dell’argomento intelligenza artificiale e lo ha fatto con misura ed equilibrio”.
Intelligenza artificiale, che cosa rappresenta?
“Due cose per certi versi estreme. Da un lato una opportunità importante, dall’altro un rischio. Questo accade del resto davanti ad ogni fenomeno nuovo. Insomma, corriamo il rischio dell’ambiguità”.
Che cosa intende dire?
“Intanto dobbiamo fare in modo che l’intelligenza artificiale non faccia aumentare le disuguaglianze e che l’uomo diventi sottomesso alla tecnologia, in poche parole che di essa se ne faccia un idolo. Ecco perchè penso sia necessario creare un’etica dell’algoritmo, un’algoretica, coniando questa parola. Non vorrei che per inseguire a tutti i costi il progresso e la tecnologia, ricalcassimo sbagliando il mito di Prometeo. Da povere creature non possiamo né dobbiamo credere che grazie alla intelligenza artificiale possiamo essere autosufficienti e dominare il mondo, è un errore, o peggio crederci autosufficienti”.
E allora?
“Non bisogna aver paura del progresso, evitando di cadere in due eccessi e situazioni contrapposte: il catastrofismo per un verso o l’eccessiva esaltazione. Una cosa è sicura”.
Quale?
“L’intellgenza artificiale è governata pur sempre dall’uomo ed è dunque fondamentale che dietro di essa ci sia un’etica, che si abbia un atteggiamento di misura nel rispetto rigoroso del bene comune. Il progresso scientifico conta, ma non deve mai essere idolatrato o messo al posto dell’ uomo e del suo valore etico”.
Un altro argomento divisivo nel G7 è stato l’aborto. Macron ha parlato di diritto, lo è davvero?
“Partiamo dalla Francia per la quale ho il massimo rispetto. Da sempre quella nazione ha gelosamente custodito la sua idea di laicità, tuttavia oggi sta sconfinando nel laicismo che non è laicità, ma una sua deformazione. In quanto all’aborto, non possiamo parlare di diritto. Innegablmente le prime danneggite dall’aborto e sue conseguenze sono le donne. Abortire è una cosa sconvolgente e penso che anche la legge in Italia abbia la sua fetta di responsabilità nella sua attuazione. Mi riferisco alla solitudine che spesso circonda la donna che vuole abortire e se i consultori funzionassero meglio, tante situazioni sarebbero governate con maggior attenzione e cura. In quanto al diritto, respingo questa idea. Il feto è vita, incontro di due volontà che hanno liberamente scelto di donarsi e crearla. Pertanto non è moralmente lecito sopprimere una vita umana indifesa. Ai cristiani dico che su questo tema, con delicatezza e pacatezza, bisogna evangelizzare”.