Un palcoscenico che casca a pezzi

Un palcoscenico che casca a pezzi

di Sergio Caldarella

SQUALLORE, AUTOINGANNO ED ABIEZIONE INTELLETTUALE HANNO ORMAI CONQUISTATO UNA LARGA PARTE DELLA SOCIALITÀ CONTEMPORANEA

Quest’anno la John Wiley & Sons, una tra le più note case editrici di testi accademici al mondo, è stata costretta a chiudere ben 19 riviste scientifiche e ritirare oltre 11.300 articoli a causa di frodi rilevate grazie all’uso di nuovi programmi informatici per l’individuazione di plagi e falsi.

L’editore IOP Publishing, che si occupa primariamente di scienze fisiche, era stato già costretto, nel 2022, a ritirare quasi 900 articoli fraudolenti a sua volta. Molti altri casi di frodi recenti sono noti, tra cui quelli eclatanti di Claudine Gay, rettrice dell’università di Harvard accusata di plagio e Francesca Gino, della stessa università.

Altro caso notevole è quello di Dan Ariely, autore di numerosi “best seller”, tra cui The (honest) truth about dishonesty derivato da un saggio, ormai ritratto il 13 settembre 2021, dall’accattivante titolo: “Signing at the beginning makes ethics salient and decrease dishonest self-reports in comparison to signign at the end” – guardacaso con Francesca Gino tra i coautori – in cui i dati riportati si sono dimostrati in larga parte incoerenti ed inventati. Per non trascurare, poi, le recenti avventure di Shellyne Rodriguez, detta anche “professor machete”, un’insegnante dell’Hunter College di New York che ha rincorso due giornalisti proprio con un machete… 

Al desolante panorama qui appena accennato che può, purtroppo, facilmente venir esteso dall’Alpi alle piramidi e dal Manzanarre al Reno si aggiunge, neppure a dirlo, anche il ribollir dell’odio cieco ed antico dell’antisemitismo.

Basta, del resto, esser capaci di far di conto per intendere come la mediocrità, soprattutto quando presentata come il suo contrario, sia un terreno naturale per il germogliare di passioni irrazionali ed orrende.

Gli antichi Greci insegnavano proprio l’intima comunanza tra il bello ed il buono (καλὸς καὶ ἀγαθός) sostantivata nella kalokagathia (καλοκαγαθία), l’aspirazione all’armonia tra la bellezza e la bontà correlate alla virtù (ἀρετή) la quale, in una realtà improntata al senso, dovrebbe anche avere un riverbero diretto nello studio, nell’insegnamento e, dunque, nella socialità.

Platone, in un dialogo sulla virtù (Menone) ed in un altro sulla falsità (Ippia minore), raffinerà il concetto della kalokagathia conducendolo al rapporto tra bellezza e sapienza (ἀγαθὸς καὶ σοφός) onde evitare che si possa confondere l’esteriorità del καλὸς con la realtà del contenuto proprio ed interiore della bellezza autentica. Non è un caso che venga data anche un’enfasi particolare all’aspetto da papposileno di Socrate, come lo descrive Alcibiade nel Simposio, ossia all’apparente “bruttezza” esteriore del filosofo corrisponde, in questo gioco di allegorie, una bellezza interiore che è proprio la sapienza: agathos kai sophos.

Di questi discorsi l’epoca contemporanea non conosce più traccia, né vi ha alcun interesse, quantomeno nell’ambito dei discorsi dominanti offerti, dall’industria culturale, sul vassoio della distrazione e della falsificazione. Questo disinteresse per ciò che è buono, vero, bello ed elevato, indica anche una volontà di lasciarsi alle spalle quegli aspetti umanamente determinanti del discorso culturale autentico che è – e non può essere altrimenti – sempre un discorso sull’esistenza, il carattere dell’essere umano ed il suo destino.

Nello stupefacente contesto di squallore, autoinganno ed abiezione intellettuale che ha ormai conquistato una larga parte della socialità contemporanea, non è allora casuale che torni a risorgere la mostruosa gramigna dell’odio antisemita.

I campus statunitensi, in particolare dopo il 7 ottobre 2023, stanno sprofondando nel pantano dell’antisemitismo al punto in cui un elenco dei docenti universitari coinvolti in tali sconcertanti attività supera, ormai abbondantemente, le varie centinaia (vedi: https://canarymission.org/professors).

Uno scandalo sotto gli occhi di tutti reso, al tempo stesso, invisibile dalla cappa della disinformazione aberrante e del non-pensiero ormai trionfanti: stultitia triumphans

È evidente che un corpo accademico a tal punto incapace di autonomia intellettuale da dover costantemente ricorrere al plagio sarà anche prono, per bieco interesse, a qualsiasi altra falsificazione della realtà respingendo, categoricamente, la relazione tra bellezza, virtù e sapienza proposta dal pensiero greco – gli oltre 13.000 saggi ritirati, sopra menzionati, rappresentano la cifra, non da poco, di oltre 30.000 individui, scienziati e ricercatori di tutto il mondo! Guarda caso, in tali ambienti, Platone viene proprio detto: “nemico della società aperta…”.

Una classe docente così composta rappresenta, allora, il presupposto essenziale alla creazione di un corpo studentesco non solo incapace di valutazione etica e di distinzione propria tra vittime e carnefici, ma persino in grado di porsi, apertamente ed acriticamente, dalla parte dei mostri di Hamas. Esiste sempre una distinzione abissale tra un nemico ed una belva ed Hamas è la belva.

In Italia, poi, vi sono persino dei parlamentari che si lasciano andare a bravate a basso costo come quella di salire su un cornicione ed affiggere, su un balcone di Montecitorio, la bandiera dietro cui si cela la banda degli assassini stupratori di Hamas!

Per non parlare, poi, dell’inviata delle Nazioni Unite Francesca Albanese la quale, in ogni sua esternazione, infligge ferite alla realtà, alla verità storica ed alla decenza. Quando, del resto, vengono a mancare la ragione ed il buonsenso, finiscono per mancare anche la coscienza e l’etica elementare, lasciando le porte spalancate a qualunque delirio voglia irrompere nella socialità. In Europa è già successo neppure un secolo addietro.

Le sedi dell’industria culturale, oltre a produrre ormai plagi a getto continuo, come evidenziano ampiamente gli esempi plateali degli editori Wiley o IOP precedentemente citati, rigurgitano, secondo l’esprit du temps appena accennato, anche di personaggi i quali falsificano apertamente la storia violentando il significato delle parole per fomentare l’antico odio antiebraico, come dimostrano le centinaia e centinaia di docenti apertamente antisemiti documentati dalla Canary Mission.

Tutto questo avviene, ancora una volta nella storia, apertamente e con un’impudenza che non sarebbe stata possibile appena una o due generazioni addietro. La cosiddetta “società civile” tace oppure, come si può anche ritenere, è stata ormai messa a tacere.

In Germania ha destato attenzione il caso di Geraldine Rauch, rettrice della Technische Universität di Berlino e docente di matematica, la quale, sulla piattaforma online X, si è associata a molteplici post apertamente antisemiti. Indagata da un’apposita commissione accademica è stata propriamente ammonita ed invitata alle dimissioni. Ovviamente la Rauch rifiuta di dimettersi da sé. Chi potrebbe aspettarsi altrimenti? Anzi, durante un tentativo d’intervista in cui alla Rauch hanno chiesto che definizione darebbe dell’antisemitismo, questa si è rifiutata di rispondere esprimendosi sintomaticamente: “non voglio dare definizioni…” ha detto. Ma come? Una docente di matematica, per di più rettrice, che si schermisce di fronte alla possibilità di poter offrire una definizione? Ma le definizioni non sono forse il pane quotidiano dei matematici? La disciplina che la Rauch pretende d’insegnare è costituita, per buona parte, proprio da definizioni, ma la nostra docente, nel momento in cui le viene offerta l’occasione per dare una definizione, si rifiuta?! Questi sono ormai i maestri di un evo oscuro di cui sempre meno colgono lo scandalo plateale.

Nel 1987, poco prima della millantata “fine della storia”, altra boutade invocata da Francis Fukuyama, Allan Bloom aveva pubblicato The Closing of the American Mind (La chiusura della mente americana. I misfatti dell’istruzione) un testo che all’epoca fece scalpore ed andrebbe oggi riletto con l’attenzione che merita. Thomas Sowell, nel 1994, chiedendosi se le tendenze regressive cui si assisteva potessero essere invertite nel secolo a venire, commentava amaramente che i barbari non sono più ante portas, ma “sono all’interno ed hanno incarichi accademici, nomine giudiziarie, sovvenzioni governative ed il controllo dei film, della TV e degli altri media. The barbarians are not at the gate. They are inside the gates, and have academic tenure, judicial appointments, government grants, and control of the movies, TV, and other media”. 

Il primo ventennio del XXI secolo mostra, coerentemente con le previsioni ed i timori di Bloom, Sowell ed altri, una Caporetto della cultura, dell’intelletto, dello spirito e dell’autonomia individuale in cui la barbarie trova terreno fertile e, di conseguenza, la civiltà, la decenza ed il buonsenso, continuano sempre più a ritirarsi in rocche solitarie ed isolate. Ci si può allora chiedere: “dov’è il Piave?”.

 

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