Non abbiate timore a rivolgervi alla Chiesa
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Dal vangelo secondo Matteo 10,7-13
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».
COMMENTO
«Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi». La pace, che è il primo dono del Signore risorto (ricordiamo il primo saluto del Risorto ai suoi discepoli, chiusi nel cenacolo: «pace a voi» Gv 20,19) non è un dono che siamo costretti ad accettare. Lo possiamo anche rifiutare. E lo rifiutiamo se viviamo una vita lontana dal Signore, lontana dalla sua grazia. Il rischio di rifiutare la grazia del Signore è sempre presente nella nostra vita. Quando il Signore comanda di guarire gli infermi, resuscitare i morti e purificare i lebbrosi ha in mente anzitutto la guarigione dal peccato, che paralizza quanto di buono c’è in noi, uccide la grazia di Dio nella nostra anima. Gesù ci purifica da quella lebbra – il peccato appunto – che sfigura la nostra anima creata ad immagine e somiglianza di Dio. Non abbiamo timore a rivolgerci alla Chiesa, con la santa confessione, per chiedere perdono per i nostri peccati, e guarire così da questa malattia che ci fa perdere, anzitutto, quella pace interiore che è il primo dono che il Signore vuole farci.