Europee, la disfatta degli astensionisti
di Pietro Licciardi
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CHI NON HA VOTATO HA PERSO SU TUTTA LA LINEA, DANNEGGIANDO ANCHE CHI HA PROVATO A CAMBIARE
C’è chi sostiene che non votare, talvolta, equivale a votare, nel senso che ciò esprime dissenso nei confronti di certi uomini politici o partiti, di un certo governo e della sua politica o manifesta la protesta e il malcontento degli elettori. Ebbene, se questo è vero nelle elezioni appena concluse per il rinnovo del Parlamento europeo a subire la più grande disfatta sono stati proprio coloro che hanno deciso di non votare.
Peccato che della loro sconsiderata decisione subiremo le conseguenze noi tutti che speravamo di poter assistere ameno ad un iniziale cambiamento nell’orientamento politico della Commissione europea, che dopo il voto dovrà procedere al rinnovamento dei vari commissari.
Una disfatta, dicevamo, perché se non votando si voleva dimostrare la disaffezione nei confronti di questa Europa degli oligarchi e dei burocrati, non dei popoli, ha fallito completamente l’obiettivo perché quest’anno gli elettori sono aumentati: 51% circa rispetto al 50,7% del 2019. Se disertando le urne si è voluto “punire” il governo di centrodestra, questo è uscito al contrario rafforzato dalle urne, sempre però avendo ben presente che votare in Europa secondo le logiche nazionali è veramente ridicolo. Se infine si è deciso di stare a casa “perché tanto non cambia nulla”, si è invece persa l’occasione, che poteva essere storica, di cambiare molto.
Tutti i leader di governo dei Paesi che contano, a cominciare da Francia e Germania, hanno infatti subito una batosta elettorale, al punto che Emmanuel Macron ha già deciso di sciogliere il Parlamento per andare a nuove elezioni, che potrebbero essere vinte da Marine Le Pen, mentre il centrodestra ha aumentato ovunque i consensi. Pertanto il fatto che l’unico capo di governo uscito vincitore dalle urne il 9 Giugno sia stata Giorgia Meloni le consente di presentarsi a Bruxelles con un vantaggio politico per gli altri partiti sovranisti europei e anche un vantaggio non trascurabile per la stessa Italia. Vantaggio che sarebbe stato molto maggiore se sostenuto da qualche punto percentuale in più rispetto al 28,8% uscito dalle urne. Appena 4% in più dei fighetti del PD guidato da Elly Schlein, che adesso sbandiereranno ai quattro venti la loro sostanziale tenuta, probabilmente dovuta solo al fatto che un bel po’ di moderati sono stati alla finestra, consentendo in tal modo anche la conferma di molti sindaci “rossi” nelle concomitanti amministrative.
Anche questa opportunità, di dare un altro calcio nel sedere alla sinistra nostrana, è dunque probabilmente andato sprecato grazie alle astensioni.
Forse con i buoni risultati ottenuti nel complesso il centrodestra europeo potrà meglio contenere l’infido PPE; forse sarà possibile gettare ugualmente un sassolino nelle sciagurate e cervellotiche politiche green di Bruxelles. Di sicuro tutto questo non sarà grazie agli ignavi che hanno preferito stare alla finestra a guardare, continuando a lamentarsi, come fastidiose comari, di quello che in Europa non va.
I suddetti probabilmente saranno pure fieri della loro non scelta, convinti di aver seguito la loro coscienza. Sicuramente non si rendono conto del danno che hanno procurato delegittimando chi poteva cambiare qualcosa e legittimando chi – magari la von der Leyen? – continuerà a servire i poteri forti e antipopolari. Ma questo è il modo migliore per perdere la propria libertà, o quel che ne resta: lasciare che altri, i soliti, decidano per noi “tanto non cambia nulla”, e mai cambierà se continueremo a disertare le urne.
La moderna democrazia, quella uscita da quel primo totalitarismo della storia che fu la Rivoluzione francese sarà anche una vera schifezza; sicuramente il peggior sistema di governo che l’umanità ha conosciuto, Ma oggi è quello che abbiamo per salvaguardare i nostri veri diritti. Lo rimpiangeremo quando anche questa opportunità, il voto, ci sarà conculcata.