Ridiamo slancio alla nostra testimonianza

di don Ruggero Gorletti

LUNEDI’ DELLA NONA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

Marco 12,1-12

In quel tempo Gesù si mise a parlare con parabole: «Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero. Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: «Avranno rispetto per mio figlio!». Ma quei contadini dissero tra loro: «Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra!». Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura:
«La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi?».
E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.

COMMENTO

Riflettiamo un poco in particolare sulla conclusione di questa parabola: «quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». È esattamente quello che è successo: Gerusalemme è stata rasa al suolo dai Romani nel 70 d.C., poco più di trent’anni dopo la crocifissione di Gesù. Il popolo eletto di Israele non ha più preso parte alla diffusione del vangelo, ha abdicato alla funzione centrale che avrebbe avuto nella storia della salvezza. La vigna del Signore è stata consegnata ad altri: l’annuncio del vangelo è stato affidato ai pagani. Ma questa parabola non riguarda solo Israele, riguarda anche noi, in particolare noi, popoli di antichissima evangelizzazione: la fede si sta spegnendo nelle nostre famiglie, nelle nostre istituzioni, nella nostre nazioni. Non c’è bisogno di spendere altre parole, purtroppo è evidente. Continuando a rifiutare l’insegnamento del vangelo andrà a finire che la vita cristiana nelle nostre terre verrà meno, le nostre chiese (come già succede) diventeranno bar, ristoranti, alberghi, trovare una Messa sarà sempre più complicato. Non è una previsione assurda: è già successo nella storia della Chiesa: il Medio Oriente e l’Africa del Nord erano terre cristiane, terre la cui evangelizzazione risaliva ai tempi degli apostoli, terre di martiri e di grandi dottori della Chiesa (si pensi solo a Sant’Agostino). Oggi sono terre quasi completamente scristianizzate, e dominate dall’Islam. L’invasione islamica ha potuto estendersi a macchia d’olio perché dopo il dilagare dell’eresia ariana la fede si era indebolita, e i cristiani non hanno più avuto la forza di resistere all’Islam come i loro padri avevano saputo fare durante le persecuzioni degli Imperatori romani.
Chiediamo al Signore di rinvigorire la nostra fede, di ridare slancio alla nostra testimonianza, nel privato delle nostre mura domestiche e nel pubblico, nella politica e nelle istituzioni. Consegniamo al Signore i frutti della sua vigna, quei frutti che giustamente si aspetta. Anche quando il modo sembra aver scelto altre strade manteniamoci saldi nella fede e ardenti nella carità, perché il sacrificio di Cristo non risulti inutile per noi.

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