Conosciamo San Teobaldo Roggeri
di Mariella Lentini*
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TRA I SANTI E I BEATI CHE SI FESTEGGIANO OGGI (Beato Alfonso Navarrete, Santi Ammone, Zenone, Tolomeo, Ingene e Teofilo, Sant’Annibale Maria Di Francia, Beato Arnaldo Arench, San Caprasio di Lérins, Santi Caritone e compagni, San Chiaro di Albi, San Claudio di Vienne, Beato Corrado di Haina, San Crescentino (Crescenziano) di Città di Castello, San Domenico Ninh, Sant’Egole di Disert Eegoilse, Sant’Enecone, Beato Ferdinando di San Giuseppe de Ayala, San Floro di Lodeve, San Fortunato di Spoleto, San Giovanni Battista Scalabrini, Beato Giovanni Battista Vernoy de Montjournal, Beato Giovanni Pelingotto, Beato Giovanni Storey, San Giuseppe Tuc, San Giustino, Beata Hildegard Burjan, Santi Ischirione e 5 soldati, Beato Leone Tanaka, San Medulfo, San Procolo, San Ronan (Ronano) di Quimper, San Secondo di Amelia, San Simeone di Siracusa, San Vistano) RICORDIAMO UN SANTO PIEMONTESE
Patrono dei facchini, calzolai e mendicanti, Teobaldo (dal greco “forte capitano”) nasce nel 1099 circa, a Vicoforte, paese collinare vicino a Mondovì (Cuneo). Essendo di nobile famiglia studia e diventa istruito. Purtroppo a dodici anni perde entrambi i genitori. Rimasto orfano si trasferisce ad Alba (Cuneo) presso un calzolaio che lo accoglie in famiglia e lo fa lavorare nella sua bottega per dieci anni.
Teobaldo diventa un bravissimo ciabattino. È onesto, generoso, buono. Il padrone gli vuole bene e vorrebbe dargli in sposa la figlia Virida, ma il ragazzo ha promesso la sua esistenza a Dio e vuole stare al servizio dei poveri. Per non dare un dispiacere al suo padrone aspetta a rivelargli la verità. Quando il calzolaio muore, il giovane rompe gli indugi. Dona tutti i suoi averi alla vedova chiedendole di distribuirli ai poveri. Abbandona tutto per intraprendere un lungo e pericoloso viaggio. La sua meta è il santuario spagnolo Santiago de Compostela, dedicato all’apostolo di Gesù San Giacomo il Maggiore.
Durante il suo pellegrinaggio sopravvive chiedendo l’elemosina di porta in porta. Torna in Piemonte, ad Alba, più motivato di quando era partito a vivere in povertà e ad aiutare i bisognosi. Decide di svolgere il mestiere più umile e cioè il facchino, lavoro molto faticoso che consiste nel trasportare oggetti pesanti. Buona parte del suo magro guadagno lo dona a chi è più povero di lui. In un’occasione Teobaldo perde la pazienza e reagisce rispondendo in malo modo ad un’offesa ricevuta. Per espiare questa colpa, per tutta la vita, dorme sulla scalinata della Chiesa di San Lorenzo di Alba, dove offre il suo tempo libero come sacrestano. Un giorno va a trovare la vedova del suo vecchio padrone e qui lo coglie un malore.
Teobaldo muore nel 1150 e la sua tomba diventa meta di pellegrinaggio. Si narra di tanti miracoli avvenuti per sua intercessione. Con lo scorrere dei secoli la sua tomba non viene più ritrovata. Il 31 gennaio 1429 il vescovo di Alba, Alerino Rembaudi, ha un’intuizione e indica il posto dove è sepolto Teobaldo. La sua tomba viene, poi, trasferita nella Cattedrale di San Lorenzo di Alba e ogni anno la notte del 31 gennaio, durante la “Festa delle ricordanze”, le campane della chiesa si mettono a suonare in ricordo del ritrovamento della tomba del santo. Anche allora le campane si misero a suonare miracolosamente da sole.
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