Si voterà anche in quella che fu la Stalingrado d’Italia

Si voterà anche in quella che fu la Stalingrado d’Italia

di Pietro Licciardi

IL CANDIDATO SINDACO ALESSANDRO GUARDUCCI CON LA SUA LISTA CIVICA APPOGGIATA DAL CENTRODESTRA SI APPRESTA A COMPIERE L’IMPESA

Livorno è la città in cui nel 1921 al teatro Goldoni fu fondato il Partito comunista italiano ed è stata ininterrottamente governata dal 1944 da giunte di sinistra; prima del Pci e poi del Pd – salvo un breve intermezzo cinque stelle – tanto da essere chiamata la Stalingrado d’Italia. Appellativo meritato se si pensa che a Livorno ci sono quartieri chiamati Corea e “Sciangai”, come la città cinese, e che nel 1981, quando il generale Wojciech Jaruzelski con un colpo di Stato mise fine al movimento dei lavoratori polacchi Solidarnosc, nei quartieri popolari della città labronica comparvero scritte: “Viva Stalin!” e “Jaruzelski ti vogliamo anche qui”.

Il 9 Giugno prossimo a Livorno oltre alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo si voterà anche per il rinnovo della giunta comunale e sarà Alessandro Guarducci, giornalista in pensione, a sfidare l’attuale sindaco piddino. Guarducci, cattolico, si presenterà a capo di una lista civica sostenuta da tutti i partiti di centrodestra per cercare di conseguire un risultato storico: strappare, dopo ottant’anni, lo scettro del comando alla sinistra, che soprattutto negli ultimi decenni ha portato la città in una situazione di grande degrado.

Nella città labronica il lavoro scarseggia, in quanto numerose industrie hanno chiuso i battenti o sono state delocalizzate, e l’economia locale si regge sui servizi – con largo ricorso da parte della sinistra alle assunzioni clientelari – e sul terziario, mentre il porto commerciale ha subito la concorrenza di altri scali, come Genova e Civitavecchia. Il turismo invece è quasi assente, nonostante le numerose navi da crociera che vi fanno scalo. Anche dal punto di vista della sicurezza la situazione non è rosea poiché a causa dello scalo marittimo, da dove transitano fiumi di droga, in città è diffuso lo spaccio mentre dappertutto ci sono immigrati africani che per la scarsità di lavoro si dedicano a piccoli commerci e a non ben precisate altre attività.

Gli stessi livornesi, che da sempre votano Pci e i partiti succedanei, sembrano essere stufi della sinistra ideologica che più che al bene della città pensa a portare avanti temi come l’accoglienza incondizionata, le questioni di genere e la rivendicazione di tutti quei “diritti” cari a Elly Schlein e ai fighetti compagnucci suoi. Tanto stufi da aver mandato su nel 2014 un giunta grillina esprimendo un voto di protesta. Cadendo ovviamente dalla padella alla brace.

Anche per questo c’è parecchia attesa per le prossime amministrative. Se Livorno cadrà la rossa Toscana si tingerà quasi del tutto coi colori della coalizione di centrodestra e la città patria di Pietro Mascagni, Amedeo Modigliani, Giovanni Fattori, tornerà a vivere, economicamente e culturalmente.

Il programma di Alessandro Guarducci è molto chiaro: riportare ricchezza e lavoro, valorizzare il mare e la costa rivitalizzando il patrimonio di competenze marinare che ancora vi sono in città. Livorno ha avuto infatti un importante cantiere navale e se ormai qui non si fanno più le grandi navi di una volta c’è la Benetti, che costruisce yacht apprezzati in tutto il mondo. Poi c’è il porto. Ma anche la cultura dovrà avere una parte rilevante.

La lista civica, Guarducci sindaco, guarda anche al sociale, con programmi per le famiglie e soprattutto per i giovani che vogliono metter su casa, a cominciare dalla riduzione del carico fiscale sui cittadini e le imprese, che oggi sono oppressi da tasse locali tenute alte per sopperire agli sprechi e alle politiche ideologiche della sinistra. Un occhio di riguardo andrà anche alle fasce deboli della popolazione riservando innanzitutto ai residenti quei servizi che hanno pagato con le loro tasse. «Non si può dare tutto a tutti», va ripetendo il candidato sindaco nei suoi incontri pubblici, «anche perché in questo modo si finisce che a forza di ripartire le risorse, già abbastanza scarse, non si danno aiuti ma elemosine, che lasciano le persone nel loro stato di difficoltà, risolvendo un bel niente».

Riguardo la disabilità, un problema che la sinistra vorrebbe risolvere più con l’eugenetica e l’eutanasia che con politiche concrete, il centrodestra propone un cambio di mentalità, pensando ad un assessorato non alla disabilità, bensì all’accessibilità: un concetto molto più ampio che include i cosiddetti “disabili” ma anche coloro che lo sono solo temporaneamente; si pensi alle mamme con il passeggino che devono salire una rampa di scale, al giovane sulla sedia a rotelle perché si è rotto una gamba cadendo di bicicletta, all’anziano che ci vede poco o si muove con difficoltà. «La disabilità per noi», dice Alessandro Guarducci, «non è un ghetto in cui rinchiudere certi malcapitati ma una condizione, anche transitoria, che può capitare a tutti e che deve essere rispettata»

E sulle questioni etiche? Personalmente l’aspirante sindaco si rifà a ciò che Papa Francesco ha espresso in modo molto chiaro in più di una occasione: assoluto rispetto per la vita umana e per le persone ma assoluto contrasto a quelle ideologie che dietro belle parole come inclusione e diritti, nascondono il tentativo di manipolare la natura umana. La nuova giunta promette di vigilare affinché queste ideologie non penetrino nelle scuole e soprattutto cercherà di informare i genitori e gli educatori su dove realmente vogliono andare a parare.

Insomma, il 9 Giugno si avvicina e qualche livornese ha già cominciato a salire a piedi al santuario della Madonna di Montenero, la quale domina la città a protezione dei naviganti e dell’intera Toscana, per chiedere la grazia.

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