God bless America?

God bless America?

di Pietro Licciardi

IL MONDO HA ANCORA BISOGNO DI UNO SCERIFFO GLOBALE?

La guerra della Russia all’Ucraina nei piani di Putin doveva essere poco più di una operazione di polizia, con la quale riportare la ex provincia ribelle a far parte dell’impero. A riprova di ciò pochi giorni dopo l’invasione i soldati di Kiev hanno intercettato e distrutto una colonna di camion russi carichi di scudi, caschi e manganelli; il tipico equipaggiamento dei reparti di polizia quando sono chiamati a fronteggiare moti di piazza. Il che probabilmente è quello che si aspettava l’esercito di Mosca: mettere rapidamente fuori combattimento le forze ucraine per poi contenere la parte di popolazione non filorussa che prevedibilmente sarebbe scesa nelle strade per protestare contro il fatto compiuto.

Come abbiamo visto le cose sono andate diversamente. Gli ucraini hanno resistito e la Russia si è trovata impantanata in un conflitto che ha consumato tutto il suo esercito di professionisti, costruito sul modello occidentale, con buona parte dell’arsenale più moderno.

Putin ha così perso la faccia mostrando al mondo che la Russia non è più il temibile orso dell’era sovietica ma una potenza di medio livello, che può ancora aspirare a giocare sul tavolo geopolitico soltanto in virtù della sua estensione territoriale, delle sue materie prime e soprattutto dell’arsenale nucleare, anche se probabilmente questo, come l’esercito e la marina, avrà perso gran parte del suo smalto, che comunque è bene non mettere alla prova.

Anche per l’Occidente, e gli Stati Uniti in primis, questa guerra è un test. Il conflitto ucraino infatti – al di là delle convenienze politico-strategiche americane: dal riconquistato ruolo della Nato al distacco dell’Europa dall’influenza e dipendenza energetica russa – è diventato un banco di prova pure per Washington, che deve adesso dimostrare al mondo, e in particolare alla Cina, la quale per quanto preoccupata dalle ricadute che questo ha sui suoi affari sta seguendo con molto interesse gli sviluppi del conflitto, quanto è capace di proteggere i suoi alleati e la sua posizione sugli scacchieri internazionali.

Il tira e molla dei democratici e dei repubblicani americani sui finanziamenti all’Ucraina e la poca determinazione dimostrata nell’invio di armi ed equipaggiamenti infatti non solo è la causa principale del trascinarsi di una guerra che sta devastando un Paese già povero in canna e in piena crisi demografica ma è anche fonte di preoccupazione per chi, come noi europei e italiani, dipende dall’ombrello militare Usa. Se domani qualcuno dovesse minacciare la nostra libertà e integrità territoriale, potremo contare fino in fondo sull’alleato a stelle e strisce nel caso, venuto meno il deterrente diplomatico-militare, si dovesse arrivare alle mani?

Probabilmente è proprio questo che la Cina sta cercando di capire e in base a come evolverà la situazione deciderà se invadere o annettere Taiwan. E probabilmente la stessa Russia, che ad esempio occupa le isole Curili, a nord del Giappone rivendicate da Tokyo fin dalla fine della seconda guerra mondiale, sta facendo analoghe valutazioni. Magari per pianificare una futura annessione di qualche altro pezzo della ex Urss.

Purtroppo il momento non è dei migliori per gli Usa. La grande potenza nordamericana è profondamente divisa al suo interno e gli americani hanno già fatto sapere al loro presidente che non solo non vogliono morire per l’Ucraina ma probabilmente per nessun altro. Inoltre crescono le spinte isolazioniste o quantomeno per un graduale disimpegno. Significativi i pressanti inviti di Donald Trump agli europei, quando era alla Casa Bianca, di cominciare a mettersi le mani in tasca per provvedere alla loro difesa.

L’Europa dal canto suo continua ad essere una entità assolutamente ininfluente sul piano internazionale, senza uno straccio di politica comune e con forze armate assolutamente impreparate per un qualsiasi conflitto, ad eccezione forse della Francia, che non ha mai rinunciato ad una autonoma presenza militare, soprattutto in Africa.

Sarà anche brutto a dirsi, e a molti andrà giù male il fatto che il compito tocchi agli americani, ma senza uno “sceriffo” in grado di mantenere l’ordine, la città precipita nel caos.

Il mondo è pieno di conflitti latenti e di tensioni, pronte ad esplodere appena se ne presenta l’occasione e non tutte le questioni possono essere risolte con le sanzioni o con le – quasi sempre inutili – risoluzioni degli organismi internazionali e si dà il caso che oggi l’unica potenza in grado di proiettare la sua forza militare in praticamente ogni area del globo sono proprio gli Stati Uniti. La Cina, che ambisce a prenderne il posto, ha i soldi ma non le portaerei.

Purtroppo il mondo è sempre andato avanti a forza di guerre e se ci siamo risparmiati una terza guerra mondiale è stato grazie alla Cortina di ferro, caduta la quale è stata l’America, ad appuntarsi sul petto la stella di sceriffo e, se pure non ha potuto evitare una guerra mondiale a pezzi, come ha detto papa Francesco, ci ha almeno risparmiato una jihad qui in occidente e forse un’altra sanguinosissima zuffa mondiale.

Gli equilibri globali staranno anche cambiando e vedremo dove porterà l’ancora embrionale asse cino-russo-brics. Per noi occidentali, sia pure a malincuore, sarà ancora conveniente cantare con Irving Berlin “God bless America”?.

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