Chi non è contro di noi è per noi
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MERCOLEDÌ DELLA SETTIMA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
Dal vangelo secondo Marco 9,38-40
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi».
COMMENTO
«Chi non è contro di noi è per noi». Giovanni aveva detto a Gesù che una persona, che non faceva parte del gruppo dei discepoli stava compiendo un esorcismo, e i discepoli volevano impedirglielo, proprio perché non apparteneva al loro gruppo. La frase sembra strana, in contraddizione con le celebri parole di Gesù riportate nel Vangelo di Matteo (Matteo 12,30): «chi non è con me è contro di me». Le due frasi però non sono in contraddizione tra loro: l’una, quella del Vangelo di oggi, parla dei discepoli, della comunità. Gesù agisce e opera tramite la comunità, ma può anche agire al di fuori di essa. La potenza salvifica di Dio non può essere limitata dagli uomini. Quando invece in gioco c’è il rapporto personale con Cristo, con la fedeltà al vangelo, la neutralità non è ammessa: se non si sta con Cristo, se non si aderisce pienamente al suo insegnamento, se non si cerca di fare la sua volontà, allora si è contro di Lui. Talvolta noi siamo invece portati a pensare il contrario: non ci crea problemi una persona che vive in modo difforme dall’insegnamento di Cristo e della Chiesa, ma siamo molto sospettosi, per non dire ostili, nei confronti di chi non fa parte dei nostri gruppi parrocchiali, ecclesiali eccetera.
Queste parole di Gesù ci riportano a quello che deve essere il cuore della nostra fede: l’adesione a Cristo, al suo insegnamento, alla sua parola, al magistero autorevole della Chiesa, e non a noi stessi, ai nostri gruppi, al nostro modo di pensare e di vivere abitualmente. Una persona può vivere in grazia di Dio, in modo gradito al Signore e portando grandi frutti di opere buone anche se vive ai margini, o non partecipa affatto alla vita della comunità; mentre non può vivere in modo gradito a Dio se vive disobbedendo ai suoi comandamenti, anche se magari è una persona molto impegnata e partecipe della vita della comunità. Noi di solito facciamo il ragionamento contrario, perché mettiamo al centro della nostra attenzione non Dio, la sua volontà, la sua rivelazione definitiva in Gesù, il magistero autentico della Chiesa, ma noi stessi, il nostro modo di pensare, di vivere. Al centro dei nostri interessi mettiamo noi stessi, anziché Dio, e questo ci impedisce di vivere in modo autentico il rapporto con i nostri fratelli.