Conosciamo Santa Maria Domenica Mazzarello
di Mariella Lentini*
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TRA I SANTI E I BEATI CHE SI FESTEGGIANO OGGI (Sant’Abruncolo di Langres, Sant’Ampelio, Sant’Augia, Beato Barbaro da Assisi, San Bonifacio di Ferento, San Bonifacio di Tarso, San Brieuc, Beato Carlo Jeong Cheol-sang, San Cartaco di Lismore, San Claudio, San Costanzo di Capri, San Costanzo di Vercelli, Beato Diego da Narbona, Beato Egidio di Santarem (da Vaozela), Sant’Eremberto di Tolosa, Santi Felice e Fortunato, San Gallo, Sante Giusta ed Enedina (Eredina), Sant’Isidoro di Chio, San Maelcethair, San Massimo, San Mattia, San Michele Garicoits, San Ponzio di Cimiez, San Ponzio di Pradleves, San Salvio, Beato Simeone Maria Cardon, Santa Teodora (Anna-Teresa) Guerin, Santi Vittore e Corona) RICORDIAMO UNA SANTA PIEMONTESE
La sua semplice e laboriosa vita è d’esempio per i giovani ai quali chiede di non arrendersi mai, di cercare un’alternativa agli ostacoli, di credere fermamente nella propria idea e in Dio. Questo insegna Maria Domenica Mazzarello.
Nata nel 1837 a Mornese (Alessandria), tra le colline dell’Alto Monferrato, “Main”, come viene chiamata in famiglia, è la prima di sette fratelli. Bambina sempre allegra, ha tanti amichetti. Volenterosa aiuta mamma Maria Maddalena e papà Giuseppe contadini, nel lavoro dei campi. È così forte che nella vigna nessun bracciante la supera. Main prova grande stupore quando contempla la natura. Prega e parla con il Signore. La sua cascina è isolata e lontana dal paese. C’è troppo da camminare e Main non può andare a scuola, così impara a leggere e scrivere dal papà. Riesce a frequentare, però, la chiesa e va al catechismo.
Quando scoppia un’epidemia di tifo Maria ha ventitré anni e cura amorevolmente i cugini. Contagiata, guarisce ma, indebolita, non può più faticare in campagna. Main non si demoralizza, cerca un’alternativa e impara il mestiere di sarta. Lascia così la vanga per lavorare con l’ago. Un giorno, mentre si trova nei pressi di Borgo Alto, ha la visione di una casa circondata da ragazze festose e sente una voce che le dice: «Te le affido». È una premonizione che Maria non sa decifrare.
Incoraggiata dal parroco Don Pestarino, assieme alla sua migliore amica Petronilla, apre un laboratorio che diventa una piccola comunità dove si insegna alle bambine povere a cucire, e un oratorio dove le ragazzine possono giocare e ascoltare le letture di libri su Gesù e i santi. Un giorno, bussa alla porta un uomo con due bambine impaurite. La madre è morta e il padre, venditore ambulante, non può portarle con sé. Maria le accoglie, ma non sa come sfamarle. I paesani, generosi, offrono farina, legna, coperte, due lettini. Altre bimbe verranno accudite, in un clima di serenità e gioia. L’incontro con Don Bosco è decisivo.
Nel 1872, assieme al santo piemontese, Maria fonda l’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice (F.M.A.) e la prima casa per l’educazione delle fanciulle sorge proprio nel luogo della visione di Maria, in località Borgo Alto, vicino a Mornese. Diventata suora salesiana e nominata madre superiora, si trasforma in Madre Mazzarello. Le suore guadagnano poco con i bachi da seta: a colazione mangiano pane duro o un po’ di polenta fredda. Il latte è solo un sogno. Ma ecco accorrere in loro aiuto Don Bosco che fa arrivare una mucca, accolta festosamente dalle suore. Una dopo l’altra nascono tante altre case, in Italia, Francia e America Latina. Madre Mazzarello si spegne nel 1881, a Nizza Monferrato (Asti). Oggi le Figlie di Maria Ausiliatrice sono migliaia e presenti in tutto il mondo con scuole e oratori.
Vi proponiamo Dieci pensieri di Madre Mazzarello rivolti alle Figlie di Maria Ausiliatrice, tratti dal volume di Teresio Bosco “I 100 pensieri più belli di madre Mazzarello. Interamente tratti dalle sue lettere” (Leumann, Torino, Elledici 2002).
1. Per stare allegre bisogna andare avanti con semplicità […]
2. Fate in modo di calpestare l’amor proprio […] e poi il nostrop cuore sarà tranquillo.
3. Facciamo un po’ di bene finché abbiamo un po’ di tempo. Questa vita passa presto.
4. Stai attenta a tener ben aggiustato il giardinetto del tuo cuore. Ogni tanto devi dargli un’occhiata se c’è qualche erbaccia cattiva che soffochi le altre pianticelle buone […]
5. I nostri difetti sono erbe del nostro orto, e bisogna umiliarsi e con coraggio combatterli.
6. Educare prima con l’esempio, perché le cose insegnate con l’esempio restano molto più impresse nel cuore e fanno assai più del bene, e poi colle parole.
7. Mi dite che avete da lavorare molto, ed io ne sono ben contenta, perché il lavoro è il padre delle virtù. Lavorando scappano i grilli e si è sempre allegre.
8. Qualunque sia il vostro lavoro, non sbaglierò mai dicendovi di essere umile, paziente, caritatevole.
9. Non sapete che la malinconia è la causa di tutti i mali? Guai se ci lasciamo prendere dalla malinconia. […]
10. Con un po’ di umiltà tutto si aggiusta.
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