Conosciamo San Cataldo
di Mariella Lentini*
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TRA I SANTI E I BEATI CHE SI FESTEGGIANO OGGI (Sant’Alfio, Sant’Amalario Fortunato di Treviri, Beato Antonio da Norcia, Sant’Aureliano di Limoges, Beato Basilio Aftenie, Beata Beatrice I d’Este, San Calepodio, San Cirino, San Comgall, San Dioscoride di Mira, Beato Enrico Rebuschini, San Filadelfo, San Frodoino, San Giobbe, San Giovanni d’Avila, Beato Giusto Santgelp, Santi Gordiano ed Epimaco, San Guglielmo di Pontoise, Sant’Isidora la Stolta, Beato Ivan Merz, San Miro di Canzo, Beato Niccolò (Nicolò) Albergati, Santi Quarto e Quinto, Santa Solangia, San Teodoro di Tabennesi, Sant’ Ugo I di Ambronay) CONOSCIAMO UN SANTO IRLANDESE
Pur essendo di origini irlandesi, San Cataldo è molto venerato nell’Italia meridionale, particolarmente in Puglia e nella Ciociaria (Basso Lazio). Cataldo (dal germanico hatu e wald, significa “forte in guerra, valoroso”) nasce in Irlanda, nel Munster, provincia sud-occidentale dell’isola, tra il 610 e il 620. La sua famiglia è nobile, convertita al Cristianesimo.
Cataldo viene educato alla preghiera, ad essere ubbidiente e ad avere compassione dei bisognosi. Studente brillante ed incline alla spiritualità, diventa insegnante universitario di successo. Alla perdita dei genitori dona l’intera eredità ai poveri. Viene, poi, ordinato sacerdote, messo alla guida di un monastero e nominato vescovo. Intraprende un viaggio in Terra Santa (Palestina) nei luoghi dove visse Gesù. Qui sente una voce che, con insistenza, lo esorta a recarsi a Taranto, in Italia, per compiere la sua missione di evangelizzazione. Cataldo ubbidisce.
Mentre sta navigando sulla nave diretta in Italia, si scatena un violento maremoto e quando le onde altissime e il vento impetuoso stanno per travolgere l’imbarcazione, Cataldo invoca Dio lanciando il suo anello contro la tempesta che, all’improvviso, si placa. Si narra che nel punto in cui cadde l’anello, nel Mar Grande di Taranto, sia nato un “citro” (sorgente d’acqua dolce) che prenderà il nome di “Anello di San Cataldo”.
Il prete irlandese sbarca sulle coste pugliesi in località Marina di San Cataldo (Lecce) e si reca a Taranto, afflitta dalla mancanza di fede perché devastata dall’invasione dei Barbari. Alle porte della città incontra una pastorella muta alla quale fa riacquistare la parola e ad un fanciullo cieco ridona la vista. L’eco dei suoi miracoli arriva a Taranto che comincia ad acclamarlo. Cataldo manda sacerdoti nei vari villaggi, fonda nuove chiese, aiuta e consiglia i poveri, le vedove, i fanciulli, gli oppressi dalla miseria fisica e spirituale. Compie miracoli anche nei paesi vicini e libera Corato (Bari) dalla peste.
Nel 685, lontano dalla sua patria, si spegne a Taranto e viene sepolto nella cattedrale della città. Persone malate, al tocco del suo corpo esanime, guariscono. Patrono di Taranto e di tanti altri comuni italiani, grandi festeggiamenti vengono a lui dedicati ogni 10 maggio a Supino (Frosinone), in Ciociaria, territorio dove numerosi paesi hanno San Cataldo come patrono. A Supino, in particolare, sorge il Santuario di San Cataldo, oggi meta di migliaia di pellegrini. San Cataldo viene invocato da chi soffre di ernia e protegge contro i disastri naturali e la siccità.
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