Conosciamo san Agostino Roscelli
di Mariella Lentini*
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TRA I SANTI E I BEATI CHE SI FESTEGGIANO OGGI (Sant’Agostino di Nicomedia, Beato Alberto da Bergamo, Beato Antonio de Agramunt, Sant’Antonio Pecierskij, Sant’Augusto di Nicomedia, San Cerenico (Cenerico, Cinereo) di Spoleto, Sante Damiana e compagne, Santa Flavia Domitilla, San Flavio di Nicomedia, Beato Francesco Paleari, San Giovanni di Beverley, Beata Gisella d’Ungheria, San Maurelio, San Placido di Autun, Santa Rosa Venerini, Santa Sessatruda di Faremoutiers) RICORDIAMO UN SANTO LIGURE
Nell’Ottocento la donna viene educata a fare la casalinga. Questo è il suo ruolo in una società che, da millenni, la relega a rango inferiore rispetto all’uomo che, invece, può accedere alle professioni, all’arte e alla politica. Durante la rivoluzione industriale la condizione delle ragazze madri (spesso sedotte e abbandonate) che crescono da sole i figli, è drammatica. Vengono cacciate via da casa, licenziate dal lavoro, disprezzate ed emarginate da tutti, destinate a tragici epiloghi: suicidio, infanticidio, prostituzione, carcere.
Nel 1818 vicino a Chiavari (Genova), nella frazione Bargone di Casarza Ligure, nasce Agostino Roscelli. La sua è una famiglia povera. Il piccolo Agostino lavora la terra e pascola le pecore. Ultimo di sette fratelli, dai genitori riceve un’educazione semplice, ma religiosa. È un bambino intelligente, buono, riservato. Impara a leggere e scrivere dal suo parroco e intanto si sente chiamato al sacerdozio, sogno che diventa realtà nel 1846.
Don Roscelli, parroco a Genova, entra in contatto con la realtà del suo tempo, fatta di sofferenza. Il “povero prete”, come si definisce, è vicino agli umili, ai bisognosi, agli indifesi. Instancabile, si reca in carcere a dare sostegno spirituale ai detenuti e ai condannati a morte che vivono in condizioni disumane. Si occupa anche degli orfanelli, così numerosi a quell’epoca. La sua sensibilità è rivolta, soprattutto, alle ragazze madri, triste fenomeno diffuso con l’avvento delle industrie che attirano tante misere ragazze di campagna in cerca di fortuna. Le giovani vengono catapultate in un ambiente pericoloso che le sfrutta. A volte, per non essere licenziate, devono sottostare alle sgradevoli attenzioni dei datori di lavoro: spesso rimangono in stato interessante e vengono abbandonate.
Don Agostino pensa a loro. Assieme ad alcune catechiste e grazie a generosi benefattori, organizza un laboratorio di taglio e cucito per dare lavoro alle sfortunate donne e aiutarle moralmente. Incoraggiato da papa Pio IX che risponde a una sua accorata lettera con questa frase: «Deus benedicat te et opera tua bona» (dal latino “Dio benedica te e la tua buona opera”), nel 1876 il sacerdote fonda l’Istituto delle Suore dell’Immacolata (Immacolatine) per la cura degli ammalati, l’assistenza agli orfani, l’educazione dei bambini e degli adolescenti che, dall’Italia, si diffonde nel mondo. Agostino Roscelli si spegne a Genova nel 1902, all’età di 83 anni.
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