Sono stati dati per essere felici
di don Ruggero Gorletti
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GIOVEDÌ DELLA QUINTA SETTIMANA DEL TEMPO DI PASQUA
Dal vangelo secondo Giovanni 15,9-11
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
COMMENTO
«Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
Gesù aveva appena detto che, per rimanere nel suo amore, occorre osservare i suoi comandamenti. La parola comandamenti non ci fa venire in mente, in prima battuta, la gioia. I comandamenti ci sembrano ordini magari giusti, magari in qualche modo necessari, ma certamente non ci fanno venire in mente la gioia, ma piuttosto la costrizione, il dovere. Una limitazione della libertà che, se anche la possiamo considerare necessaria, la avvertiamo come un peso. Invece l’esortazione ad osservare i suoi comandamenti ci viene data perché «la vostra gioia sia piena». In realtà i comandamenti del Signore ci sono dati perché possiamo essere felici. Anche quando comportano una rinuncia, un sacrificio, il loro scopo è il nostro bene. È come il cartello stradale che ci dice di non imboccare l’autostrada contromano: certamente limita la nostra libertà, ma lo fa per il nostro bene, per impedirci di fare un incidente.
Chiediamo al Signore di aiutarci ad osservare i suoi comandamenti. Da soli spesso non ce la facciamo, ma osservarli ci aiuta a vivere in pace con Dio, con noi stessi, con gli altri e con il mondo: in sostanza ci aiuta ad essere felici.