Conosciamo Santa Zita
di Mariella Lentini*
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TRA I SANTI E I BEATI CHE SI FESTEGGIANO OGGI (Beato Adelelmo di Le Mans, Beato Bartolomeo da Vittoria, Beata Caterina da Montenegro (Osanna di Cattaro), Santa Damaride, Beato Giacomo Varinguer da Zara, San Giovanni di Catari, Beato Giuseppe Outhay Phongphumi, San Liberale, San Lorenzo Nguyen Van Huong, Beata Maria Antonia Bandrés y Elósegui, San Mawgan (o Magaldo), Beato Natale Tenaud, Beato Nicola Roland, San Palladio I, San Pietro Armengol, San Pollione di Cibali, Beato Rinaldo di Foligny, San Simeone di Gerusalemme, Santo Stefano di Pecera, San Teodoro, San Teofilo di Brescia, Beato Umberto di Miribel) RICORDIAMO UNA SANTA TOSCANA
Patrona di Lucca e protettrice di camerieri, cuochi e cuoche, inservienti, fornai, casalinghe, domestiche e guardarobiere, Santa Zita nasce a Monsagrati (Lucca) nel 1218, in una famiglia di contadini poveri e religiosi. Cresce in una casa densa di buoni esempi, aiuta i genitori in campagna, si accontenta di quello che la natura offre anche se a stento riesce a sfamarsi. Ha dodici anni ed è analfabeta quando, per non essere di peso alla famiglia, va a Lucca a lavorare come domestica per la famiglia del nobile Fatinelli.
Zita è una ragazza umile e caritatevole. Lavora con gioia, prega ma non chiede nulla per se stessa. Quando si reca a piedi in pellegrinaggio presso i santuari chiede al Cielo di aiutare i poveri. La giovane vive parsimoniosamente: quel poco che riesce a racimolare con il suo faticosissimo lavoro lo regala agli indigenti. Durante ogni frugale pasto cerca di avanzare il pane per gli affamati. I padroni la trattano con severità e gli altri domestici la disprezzano, ma Zita risponde alle cattive azioni con il perdono. Alla santa vengono attribuiti molti miracoli.
Tra i più noti la conversione di pezzi di pane in rose. Un giorno, il nobile Fatinelli chiede a Zita – su suggerimento di una domestica invidiosa – cosa porta nascosto nel grembiule. Non volendo mentire, Zita descrive in questo modo la carità che intende fare e risponde: «Rose». Quando il padrone le ordina di aprire il grembiule, invece di pezzi di pane, cadono rose profumate. Si narra anche di moltiplicazione del cibo e di trasformazione dell’acqua in vino. Per tutta la vita rimane come domestica presso la famiglia Fatinelli che con il tempo riconosce le qualità e la bontà di Zita.
Alla sua morte, avvenuta a Monsagrati nel 1278, i Fatinelli fanno scrivere la storia della sua vita e dei suoi cento miracoli e costruiscono una cappella in suo onore, nella chiesa cittadina di San Frediano, dove il suo corpo è visitabile tuttora. La devozione popolare diventa subito eccezionale.
Santa Zita è così famosa da essere citata nella Divina Commedia da Dante Alighieri (1265-1321). A lei è intitolata la Congregazione delle Suore Oblate dello Spirito Santo. Lucca la ricorda ogni anno il 27 aprile con una grande festa e una fiera di piante e fiori. Santa Zita viene invocata contro la perdita della memoria e per ritrovare le chiavi di casa.
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