“Io e il Padre siamo una cosa sola”

“Io e il Padre siamo una cosa sola”

di Giuliva Di Berardino 

IL VANGELO DEL GIORNO COMMENTATO DA UNA TEOLOGA LITURGISTA 

Martedì 23 aprile 2024 

Gv 10, 22-30


Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Nel vangelo di oggi, ci troviamo nella festa della dedicazione del tempio, una festa che celebrava la purificazione del tempio fatta da Giuda Maccabeo descritta nel secondo libro dei Maccabei. Era una festa molto popolare ai tempi di Gesù, anche perché ai suoi tempi il tempio di Dio c’era ancora a Gerusalemme, visto che è stato ditrutto nel 70 d.C. Gesù, allora, si trovava sul piazzale del Tempio, nel Portico di Salomone e, ci racconta il Vangelo, c’erano lì delle persone che volevano che Gesù dicesse apertamente di essere il Messia, così che potessero verificare quell’affermazione con i loro criteri. L’atteggiamento di queste persone ci mostra un tratto di noi stessi, quando, pur non volendo, pretendiamo che Dio ascolti le nostre richieste e agisca secondo i nostri criteri. Di fronte a questo atteggiamento Gesù mostra che alla base di tutto non ci sono criteri da osservare o giudizi da dare, ma la disponibilità a lasciarsi interpellare dall’altro. Gesù lo dice chiaramente: quando una persona non vuole accettare la testimonianza di un altro, il modo di pensare dell’altro non cambia. Dio invece desidera che ciascuno di noi sia aperto alla verità, attento a chi gli sta accanto, perché dove c’è apertura di mente e attenzione all’altro c’è anche discernimento, per riconoscere la voce del pastore, la voce amica, chi veramente ci ama. E poiché Gesù oggi ci dice: “Io e il Padre siamo una cosa sola”,  è perché ascoltare la voce del Pastore è accogliere l’amore del Padre perché con lo stesso amore possiamo andare incontro a chi ha più bisogno e dare anche noi testimonianza nella verità. Buona giornata! 

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