Il Discorso del Pane di Vita
di Giuliva Di Berardino
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IL VANGELO DEL GIORNO
Lunedì 15 aprile 2024
Gv 6, 22-29
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Nel vangelo di oggi inizia la riflessione sul Discorso del Pane di Vita (Gv 6,22-71), che si prolunga durante i prossimi sei giorni, fino alla fine di questa settimana. Innanzi tutto Gesù si rivolge alla folla e a ciascuno di noi cercando di insegnarci a leggere in profondità gli eventi positivi della vita, quelli che ci fanno star bene. Le parole di Gesù in questo brano del Vangelo, infatti, ci mostrano che, come per la folla, anche per noi non basta andare dietro i segni miracolosi, non basta accogliere le cose belle che ci arrivano: bisogna coglierne il senso profondo, perché imparare a vedere ciò che ci dà gioia e ci fa stare bene in profondità ci aiuta ad apprezzare meglio le piccole gioie che, se ci impegniamo a vederle, riceviamo ogni giorno. Gesù chiede alla gente di fare un passo in avanti nella fede, cioè nella fiducia in Dio, che desidera la nostra felicità, ma questo passo è un passo verso la profondità di noi stessi, per renderci conto che tutto è grazia, come diceva Santa Teresa di Gesù Bambino. La gratitudine però nasce da un affinamento della vista spirituale, dal non fermarsi solo alla superficialità delle cose, ma farle risuonare dentro di noi, nel silenzio, per capire quello che diceva Sant’Agostino, “Deus interior intimo meo et superior summo meo”cioè “Dio è più intimo a me di me stesso e infinitamente al di là di me stesso”. Per questo oggi non lasciamoci ingannare dalla tentazione della facilità e della superficialità, ma accogliamo, in un breve tempo di silenzio, la bellezza e la gioia per tutto ciò che riceviamo in questa giornata e sarà così che impareremo a darci da fare per il cibo che rimane per la vita eterna.