Conosciamo i santi sposi Hunon e Hunna
di Mariella Lentini*
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TRA I BEATI E I SANTI CHE SI FESTEGGIANO OGGI (Sant’Abbondio, Sant’Abbone, Sante Anastasia e Basilissa, San Cesare De Bus, San Crescente di Mira, Beato Cristoforo (Cattanei) da Milano, San Damiano de Veuster, Beato Gualtiero di Guimaraes, Beato Lorenzino Sossio, San Marone, Santi Martiri Mercedari Redentori d’Africa, Sant’Ortario, San Paterno di Avranches, San Ruadhan di Lorrha, San Silvestro di Reome, Santi Teodoro e Pausilopo (Pausilippo)) RICORDIAMO UNA COPPIA DI SPOSI SPECIALE
Nel più umile dei mestieri, soprattutto se compiuto per aiutare il prossimo in difficoltà, si annida la grandezza dell’anima di una persona. Gesù insegna: «Chi vuol essere il primo sia l’ultimo e il servo di tutti» (dal Vangelo secondo Marco 9,35). E per dare l’esempio di amore e servizio verso gli altri, Gesù stesso lava e asciuga i piedi ai discepoli (dal Vangelo secondo Giovanni 13,1).
Hunon e Hunna sono due giovani sposi vissuti a Hunaweier in Alsazia (Francia) nel VII secolo. Essi sono ricchi e nobili, ma sono anche religiosi, hanno fede in Dio, pregano e per loro la vita ha significato solo se possono essere utili agli altri. Mettendo in pratica il messaggio del Vangelo, i due sposi amano il prossimo, soprattutto i poveri, gli ammalati, gli affamati, quelli che vivono per la strada, molto numerosi a quell’epoca.
Hunon e Hunna sui loro terreni costruiscono una chiesa dedicata all’apostolo San Giacomo il Maggiore. Vicino alla chiesa, probabilmente tra le rovine di uno stabilimento termale costruito da una colonia romana, la coppia organizza l’accoglienza dei derelitti che vagano senza meta. Hunna aiuta i poveri anche svolgendo i lavori più umili come lavare a mano per loro i vestiti, incombenza quotidiana molto faticosa e riservata quasi esclusivamente alle donne.
Il matrimonio dei due sposi viene allietato dalla nascita di un bambino che viene chiamato Deodato, in onore di un vescovo, San Deodato di Nevers, che, pellegrino nelle zone in cui vivono i due sposi, benedice la loro opera meritoria e battezza il piccolo nascituro. Si narra che lo stesso vescovo, dopo la morte di Hunon, abbia aiutato la vedova Hunna facendo sgorgare una fonte accanto alla chiesa da lei fatta costruire.
Questo fatto prodigioso è un “dono” del Signore offerto a Hunna per poter lavare i panni dei poveri, senza doversi recare presso un lontano ruscello, percorrendo tanta strada a piedi. Hunna, chiamata la “Santa lavandaia”, muore nel 679, dopo aver dedicato tutta la vita a mettere i propri “doni” ricevuti dal Signore a disposizione di chi è più sfortunato di lei. È patrona di tutte le lavandaie.
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