Conosciamo S. Aiberto di Crespin

Conosciamo S. Aiberto di Crespin

di Mariella Lentini*

TRA I BEATI E I SANTI CHE SI FESTEGGIANO OGGI (Sant’ Acacio di Amida, Beato Antonio PavoniSanta Casilda di Toledo, Beata Caterina Celestina Faron, San Demetrio di Tessalonica, Sant’ EdesioSant’ Eupsichio di Cesarea di Cappadocia, San Gaucherio di Aureil, San Liborio, Beata Margherita Rutan, San Massimo, San Pietro Camino, Santi Tancredi, Torthred e Tova, Beato Tommaso da Tolentino, Beato Ubaldo da Borgo San Sepolcro (Ubaldo Adimari), Sant’ Ugo di Rouen, Santa Valdetrude (Waldetruda)) RICORDIAMO UN SANTO OGGI BELGA

Questa è la storia di un incontro casuale che cambia radicalmente il destino di un uomo.

Aiberto, nato nel 1060, nei pressi di Tournai (attuale Belgio, a pochi chilometri dalla Francia), è figlio di un soldato. Anche Aiberto avrebbe dovuto seguire le orme del padre, ma fin da bambino dimostra di essere diverso dagli altri. Egli ama stare da solo, prega sempre, anche di notte. Si priva di tanti cibi e dei dolci e preferisce saltare i pasti per fare penitenza. Un giorno incontra per la strada un uomo senza fissa dimora che vive di carità. Si ferma a parlare con lui e ascolta con grande interesse il racconto della vita di un certo San Teobaldo, un eremita con il dono di compiere tanti miracoli. Il giovane rimane colpito dal racconto del mendicante a tal punto da voler vivere proprio come San Teobaldo. Abbandona la sua casa, si congeda dai suoi genitori e si rivolge al Monastero di Crespin (Francia).

Con un monaco di nome Giovanni, che già vive da eremita, si trasferisce in un luogo isolato, vicino al monastero, in mezzo alla natura. Essi pregano e meditano sulla Parola di Dio cibandosi pochissimo. Trascorrono vent’anni e, un giorno, l’abate del monastero invita i monaci Giovanni e Aiberto ad accompagnarlo in pellegrinaggio a Roma. Un lungo viaggio intrapreso da moltissimi monaci a quell’epoca. Al loro ritorno Aiberto decide di fermarsi nel monastero e di farsi monaco. Egli continua a condurre una vita di preghiera e di dure rinunce: poco cibo, tanto lavoro.

Passano ancora venticinque anni. Aiberto diventa famosissimo. Egli vorrebbe stare solo e pregare, ma la sua fama di santità arriva a tutti, non solo ai poveri e ai contadini: anche i nobili, i vescovi e i letterati lo vanno a trovare per avere consiglio. La folla gli strappa persino il saio per appropriarsi di pezzi di stoffa da conservare come reliquie. Aiberto vorrebbe rintanarsi di nuovo nel bosco, da solo, ma il vescovo di Cambrai (Francia), Burcardo, glielo impedisce e lo nomina sacerdote. Aiberto accetta per ubbidienza e così resta in monastero ad accogliere chi si rivolge a lui, con la speranza di essere guarito nel corpo e nell’anima. Aiberto muore nel 1140, a Crespin, e anche dopo morto continua a compiere miracoli e viene soprattutto invocato per essere guariti dalla febbre.

 

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