Boscia: “La scienza deve essere controllata dal senso di umanità”
di Bruno Volpe
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RICONOSCIMENTO DA PARTE DEL COMUNE DI BARI AL PROFESSOR FILIPPO MARIA BOSCIA
Ambito e meritato riconoscimento da parte del Comune di Bari al professor Filippo Maria Boscia, ginecologo ed andrologo, per i suoi alti meriti professionali ed umani. La targa è stata consegnata ieri nell’aula Enrico Dalfino del Comune di Bari, dal sindaco di Bari al professor Filippo Maria Boscia, luminare ginecologo e Presidente Nazionale dei Medici Cattolici.
Era presente l’arcivescovo di Bari-Bitonto Monsignor Giuseppe Satriano. Gremita e commossa la platea fatta di medici, giornalisti, coolleghi e pazienti del noto medico. Nel suo saluto introduttivo, il sindaco di Bari ing. Antonio Decaro ha ricordato che: “Boscia ha lasciato e lascia un segno profondo nel tessuto della città, è una personalità autorevole, che spicca sia dal punto di vista scientifico che umano. Ha portato e porta alto col suo prestigio il nome di Bari e conferisce lustro alla città grazie ai suoi meriti professionali ed etici”.
Ecco dunque il senso della targa donata al luminare barese. Le parole del sindaco sono state precedutre dai saluti della consigliera Michela Paparella e del dottor Giuseppe Cascella, Delegato alla Cultura. Commosso nel suo intervento il professor Filippo Maria Boscia che ha ricordato il suo passato all’ospedale Di Venere ed ha ringraziato i suoi collaboratori e chi lo ha preceduto, dedicando parole di affetto all’ ex sindaco di Bari Enrico Dalfino, nativo di Sammichele, proprio come Boscia.
L’aula del Consiglio nella quale Boscia è stato premiato è appunto intolata all’ex sindaco Enrico Dalfino. “Un medico – ha detto a margine dell’ evento Boscia – deve essere sempre attento al mondo della sofferenza. Nella mia carriera ho sempre cercato di aprire il cuore alla speranza, lo ho fatto nei miei 40 anni di attività. La scienza dal canto suo deve andare avanti, ma deve anche essere controllata dal senso di umanità. Sono confuso e donorato di questo ambito riconoscimento e credo che la sintesi del lavoro medico sia un incontro tra fiducia e coscienza. Noi medici non dobbiamo curare solo organi, ma anche persone e famiglie. Ho sempre sostenuto e creduto che l’ ospedale sia in realtà una cattedrale in quanto il medico deve assistere tutti, anche chi non crede o ha una fede diversa dalla nostra. La cosa più sicura è che occorre costruire un giardino forito, il giardino della vita e per questo non possiamo negare il loro ruolo e la centralità di feto e di embrione, ricordando e sottolineando il valore immenso del dono della vita. Come medici dobbiamo essere al servizio di tutti, senza distinzione di ruolo, censo sociale e religioni, al servizio di tutti. Nessuno può fare da solo e abbiamo bisogno l’ uno dell’ altro e sono lieto e fiero di aver vissuto la medicina delle emozioni. La mia idea di fondo è che occorre imparare a vedere il non visibile, affinchè il visibile accada, con attenzione a quello che apparentemente non vediamo. In questo giorno di festa sono grato ai colleghi, ai pazienti ed anche alla mia famiglia”.