Anche nel 2024 San Giuseppe ci parla con la sua vita
di Matteo Orlando
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ASSIEME ALLA BEATA VERGINE MARIA, SAN GIUSEPPE È SICURAMENTE IL PIÙ ALTO MODELLO PER VIVERE FEDELI AI DIVINI COMANDAMENTI
«Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati“. Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi“. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù» (Matteo 1, 18-25).
Il Vangelo di Matteo ci presenta Giuseppe come un uomo giusto. La generosità e la grandezza di San Giuseppe si rivelano in queste poche parole che abbiamo letto. Ma Giuseppe è andato oltre nel dono di sé, accettando di diventare il padre putativo del divino bambino che è stato inviato per salvare l’umanità, con tutto quello che ne ha comportato, persecuzioni diaboliche (la violenza di Erode) comprese!
Giuseppe ha servito Dio con dignità ed ha amato profondamente il “Dio-con-noi“. La sua intera vita, come operaio nato in una casa modesta seppur di discendenza regale, è l’esempio massimo di incarnazione della santità nella vita quotidiana. È sicuramente un modello per le persone comuni che sono chiamate a vivere, con semplicità e discrezione, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, nella buona e nella cattiva sorte, la loro vita come figli di Dio.
Le Scritture non registrano nessuna delle parole pronunciate da San Giuseppe. Tuttavia gli evangelisti rivelano chiaramente un uomo che agisce secondo la sua coscienza e obbedisce alle istruzioni dell’Angelo del Signore. Nella sua vita familiare a Nazareth, è stato guidato dall’obbligo di svolgere bene le attività quotidiane. Ha trasmesso i valori della fede, dell’altruismo e dell’onestà al bambino Gesù. Proprio come milioni di altri padri, ha fatto del suo meglio per educare suo figlio, poi lo ha lasciato andare nel mondo quando è arrivato il momento.
Giuseppe ha agito con grande fede, aderendo alla legge mosaica, andando ai pellegrinaggi richiesti dalla Legge ebraica, pregando ardentemente ogni giorno. Giuseppe ha accettato la sua vocazione, unica nella storia, quella di diventare il padre terreno di Gesù, il figlio di Dio. L’ha vissuta in pieno, non dimenticando le vocazioni connesse: di marito, padre, lavoratore e persona rispettabile.
Per questo è stato definito uomo giusto, ed oggi è per tutti una fonte d’ispirazione ed un compagno per i credenti “comuni”, coloro che vivono la loro vita in modo non spettacolare e rimangono fedeli alla loro fede e vocazione.
San Giuseppe sostiene i credenti in molti aspetti della loro vita. Ha molte designazioni: solerte difensore di Cristo (quanto dovremmo imitarlo in un tempo di ampia apostasia!), specchio di pazienza (e quanta ce ne vuole per affrontare la infodemia da Covid e la propaganda da conflitto russo-ucraino!), esempio agli operai (che spesso, nei decenni passati, sono andati dietro a ideologie anticristiane come il Comunismo), decoro della vita domestica (vita familiare sempre più sconquassata da separazioni e divorzi), custode dei vergini (in un mondo in cui la castità è disprezzata), sostegno delle famiglie (bersaglio preferito di Satana come sappiamo), conforto dei sofferenti, speranza degli Infermi, patrono dei moribondi (e quanti sofferenti abbiamo!), terrore dei demoni (che tremano davanti a Lui!).
Queste, e molteplici altre designazioni di Giuseppe, ci rivelano un santo presente nella nostra vita quotidiana, nei momenti di sofferenza, nelle paure e anche nelle speranze di coloro che lo pregano.
Il compianto padre Giuseppe Tagliareni, con il suo stile diretto e proteso al “Si si, no no”, di evangelica memoria, ci ricordava che Giuseppe sposo verginale di Maria, dopo l’iniziale turbamento, credette all’annunzio dell’angelo e prese con sé Maria sua sposa, salvando la Madre e il Bambino. Della casa di Davide, Giuseppe è il necessario anello che fissa il Messia nella discendenza davidica. Dopo la sua nascita a Betlemme, egli dopo la Madre, sarà il primo ad abbracciare il Dio fatto carne. Gli porrà il nome: Gesù, come era stato chiamato dall’angelo. “Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.
Giuseppe salva Gesù dagli sgherri di Erode, lo porta in salvo con la Madre in Egitto e poi lo riporta a Nazareth. Gli fa da vero padre, procurandogli il pane, il vestito, la casa, il sostegno, l’educazione, il mestiere, le relazioni parentali, l’inserimento nel popolo ebraico, insieme con Maria, che egli amò castamente come vera sposa. Dopo sua Madre, il Santo a cui Gesù deve di più è San Giuseppe: per questo gli è carissimo.
San Giuseppe parla con la vita: silenzio e obbedienza pronta a Dio; fede sicura e amore grande a Gesù e a Maria. Nobile di stirpe e di cuore, umile lavoratore del legno, uomo giusto e timorato di Dio, sempre presente al tempio per la festa di Pasqua; ritrova Gesù dopo lo smarrimento; lo porterà alla maturità e poi sparirà per lasciare la scena a Gesù, Dio con noi.
Affidiamoci a San Giuseppe!