La conversione e la lotta alle ideologie di Gabriele Kuby

La conversione e la lotta alle ideologie di Gabriele Kuby

di Simona Trecca

«GABRIELE KUBY È UNA IMPAVIDA GUERRIERA CHE LOTTA CONTRO QUELLE IDEOLOGIE CHE, IN ULTIMA ANALISI, CONDUCONO ALLA DISTRUZIONE DELL’ESSERE UMANO… NELLO SPECCHIO DELLA SUA VITA SI RIFLETTONO I PROBLEMI E LE PENE DI TUTTA UNA GENERAZIONE» (JOSEPH RATZINGER-BENEDETTO XVI)

Definita da Benedetto XVI «una impavida guerriera che lotta contro quelle ideologie che, in ultima analisi, conducono alla distruzione dell’essere umano», Gabriele Kuby è stata una studentessa impegnata nel Sessantotto nei movimenti della “contestazione” in Germania, prima di convertirsi al Cattolicesimo nel 1997.

Scrittrice di fama internazionale, conferenziera e saggista, ha scritto La mia strada per Maria. Diario di una conversione, pubblicato in Italia dalle Edizioni Ares (Milano 2021, pp. 328, €16,80).

Di norma in una conversione, esiste un fatto che la determina. Che fa esplodere il grido di aiuto che, magari da tempo, cova in noi e che cerca di uscire e che noi stessi impediamo. E dal verificarsi di quell’evento la storia personale si divide in un “prima” e in “poi”. Annota in proposito nel “diario di una conversione” la Kuby: «un giorno non ho più potuto sottrarmi all’evidenza che non ce la facevo. Per tre anni ho pianto in balia di angosce, finché sono sprofondata ad un livello mai raggiunto prima, dove si è svegliata la mia volontà. Ricordo esattamente l’attimo in cui mi fu chiaro: questo è il fondo. Agisci!».

L’abbiamo intervistata per inFormazione Cattolica.

Considerato che con la conversione non spariscono per magia i problemi personali, le difficoltà sul lavoro, i dubbi e le perplessità, e che il cammino di fede è soprattutto una lotta con sé stessi e le proprie inclinazioni e con il mondo intero a difesa delle proprie convinzioni, ha mai pensato di aver sbagliato aderendo alla religione Cattolica?

Mai per un momento ho dubitato della mia decisione di diventare cattolica né ho dovuto lottare con dubbi di fede. Questo non per magia, ma per grazia. Avevo cercato Dio per vent’anni fuori dalla Chiesa, il che non ha portato ad altro che ad una profonda crisi esistenziale. La conversione mi ha aperto la porta al tesoro spirituale e culturale riempito in 2000 anni da quando Dio si è fatto uomo e nei millenni precedenti, fino all’incarnazione di Cristo. La Chiesa è davvero una madre che dà ai suoi figli tutto ciò di cui hanno bisogno per fare il loro pellegrinaggio verso la vita eterna. Questo viaggio richiede la lotta con la propria personalità per soddisfare le richieste impossibili di Gesù nel Discorso della Montagna. Non possiamo farlo con le nostre forze, ma solo imparando a confidare nel nostro salvatore Gesù Cristo.

Come ha affrontato gli inevitabili attacchi del mondo laicista per le posizioni da Lei assunte nelle battaglie del nostro tempo?

So di aver scelto “la parte migliore”, quindi sono felice di dare testimonianza della mia fede. La gente è libera di aderirvi o lasciarla. Vedo così tante persone che evitano di difendere la loro fede e ciò che essa comporta nelle battaglie del nostro tempo… dai semplici laici fino ai vescovi. Ma non abbiamo tutte le ragioni per essere orgogliosi della nostra fede? La nostra magnifica cultura europea, le cattedrali, la musica, la pittura, l’architettura, il mondo accademico, il sistema giuridico che (una volta) metteva al centro la dignità dell’uomo, il vasto corpus della teologia e della letteratura, i mistici e i santi, tutto questo è sorto sul fondamento del cristianesimo. E invece, tragicamente, la nostra cultura cristiana si sta ora deliberatamente suicidando, spiritualmente, culturalmente, moralmente e demograficamente.

A pag. 206 del libro La mia strada per Maria Lei scrive: «Gesù, Maria, gli angeli e i santi non facevano forse semplicemente parte del mondo di un bambino cattolico? Non esistevano commoventi e pie preghiere infantili?». Questo che descrive le sembra uno scenario plausibile oggi? E con quali mezzi si potrà ricominciare a rivolgersi di nuovo così ai nostri figli?

Le preghiere del mattino e della sera, quelle dei pasti e altre sono un tale tesoro per i bambini che, se sono cresciuti così, si ritrovano quasi naturalmente in collegamento con la nostra famiglia celeste e con i riti e le feste cattoliche attraverso le stagioni dell’anno. La preghiera dà loro un profondo senso di appartenenza e di protezione dall’Alto. I miei quattro nipoti in età prescolare sono battezzati, ed è una vera gioia vedere come sono aperti a Dio. Vogliono pregare con la nonna e recitano il Padre Nostro e l’Ave Maria a memoria, godendo però dell’atmosfera della preghiera. È molto difficile per i genitori creare un ambiente dove possano crescere i loro figli nella fede in questo mondo che cerca di distruggere la cultura cristiana. Le madri ed i padri hanno quindi bisogno di una rete di famiglie che la pensano come loro e di attività in gruppi giovanili fedeli. Naturalmente, però, la cosa più importante è la qualità della vita religiosa dei genitori.

Secondo lei, nella Chiesa Cattolica è necessaria una ricollocazione della figura di Maria più di quanto non ne abbia oggi o invece è necessario ricollocare Maria nel cuore di ognuno di noi, riscoprendola nella preghiera, nel rosario, nelle catechesi, trovandole maggiore spazio in noi e con noi per poterci convertire ogni giorno e orientarci a Gesù?

Quando ho scritto il mio libro La mia strada per Maria ero all’inizio del mio cammino di fede. Questo cammino verso Maria, o di ricerca di Maria, sta continuando fino ad oggi. San Luigi Grignion di Monfort traccia in dettaglio il cammino mariano. Il suo messaggio è: “donarsi totalmente alla Vergine Santa per essere, per mezzo di lei, totalmente di Gesù Cristo” [Trattato della vera devozione a Maria, n. 121]. Niente può andare male se ci sforziamo di diventare amorevoli, umili e obbedienti alla volontà di Dio come ha fatto la Madre di Dio. Gesù sarà felice di prendere posto nel nostro cuore e di aprirci la porta del cielo se ci troverà simili a sua Madre.

A pag. 110 colpisce la figura di Maria, «una nonnetta che sembra uscita da un libro di storie per bambini» con cui ha dovuto condividere il letto matrimoniale a Schio, in provincia di Vicenza. Nel libro colpisce la semplicità e l’umiltà di questa donna, che nonostante sofferenze e dolori, è rimasta fedele a Gesù. Cosa abbiamo noi donne moderne da imparare da donne come la “nonnetta” Maria? Perché non sappiamo lottare contro le avversità della vita e cadiamo subito in depressione? È solo una questione di mancanza di fede autentica?

Se la fede fosse un biglietto gratuito per la felicità in questa vita, tutti la sceglierebbero e rimarrebbero egoisti sempre. Il cammino della fede non ci protegge dalla sofferenza, ma dà un senso alla sofferenza e la grazia di sopportarla e crescere nella fede, invece di rimproverare Dio. Chi sono le persone che possono rappresentare una luce vera per tutti noi? Anzitutto quelle grandi anime che sono capaci di lodare Dio nel bel mezzo della sofferenza. Victor Frankl [(1905-1997)], il fondatore della logoterapia, è una di queste luci. Ha perso tutta la sua famiglia nell’olocausto ed è stato lui stesso in diversi campi di concentramento, giungendo vicino alla morte. Ma anche in queste esperienze ha trovato un significato nella sua sofferenza, diventando un esempio per migliaia di persone che sono alla ricerca del senso della vita.

Nel suo libro ci sono tanti riferimenti a mistici e mistiche di ogni epoca. Colpisce san Nicolao della Flue (1417-1487), patrono della Svizzera, canonizzato nel 1947 che ha lasciato moglie e dieci figli, con il consenso della famiglia, per farsi eremita. Richiama l’apostolo Pietro che per seguire Gesù lasciò la sua famiglia. Tutto questo può scandalizzare: come si può in nome di Gesù abbandonare moglie e figli? Come si possono giustificare tali scelte se persino chi è credente ne dubita?

Perché preoccuparsi delle decisioni dei santi? Tanto più che nel caso da lei richiamato va considerato che anche Dorothea, la moglie di San Nicolao, è sulla via per la canonizzazione. Per noi che abbiamo fondato una famiglia la prima richiesta è quella di occuparci dei nostri figli, di adempiere alla nostra responsabilità di madri e di padri. Nel mio libro La generazione abbandonata [Die verlassene Generation, Fe-Medienverlags 2020, pp. 368, € 17,80] descrivo le cause per cui circa il 30% delle giovani generazioni è malata fisicamente e/o psicologicamente, una situazione pesantemente aggravata dalle misure spietate e inefficaci degli Stati contro la pandemia. Dobbiamo rivolgerci ai nostri figli dando loro amore e certezze in modo che possano crescere sani e costruire una società migliore. Dio ha consegnato le sue creature nelle mani dei genitori: sono sicuro che ci chiederà come abbiamo adempiuto a questa nostra prima responsabilità su questa terra. In tempi turbolenti come gli attuali è essenziale intensificare il nostro rapporto con Dio attraverso la preghiera, in modo da poter ricevere la Sua guida dall’Alto.

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