La mostra di Carpi esempio del naufragio dell’arte
di Pietro Licciardi
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I QUADRI DI UN ARTISTA LOCALE HANNO DESTATO SCANDALO. UN’ALTRA OCCASIONE MANCATA PER LA CHIESA, AFFETTA DA DIALOGHITE
Nella chiesa del museo diocesano di Carpi una mostra di un artista locale ha suscitato reazioni indignate a causa di quadri raffiguranti con abbondanza di nudo la Maddalena, Gesù e la Madonna in pose poco consone. Dopo il massiccio arrivo di e-mail la curia ha emesso un comunicato in cui il vescovo Erio Castellucci nega la blasfemia difendendo la mostra.
A quanto pare siamo di fronte ad un altro caso di dialoghite, come si afferma esplicitamente anche nel comunicato diocesano, in cui la Chiesa ancora una volta ha rinunciato alla sua missione anche pedagogica per prostrarsi acriticamente davanti al mondo. La mostra infatti – magari allestita in altro e più consono luogo che una chiesa – avrebbe potuto essere occasione per far riflettere su cosa è e come deve essere intesa l’arte, la quale sta naufragando, non soltanto nelle creazioni figurative ma anche letterarie, musicali e architettoniche; tutte allo stesso modo fallimentari ma ritenute meritevoli d’ogni lode e annoverate fra le meraviglie del progresso, in quanto appartenenti alla modernità.
L’irrompere del brutto nell’arte contemporanea fa però parte di una strategia della guerra che da secoli si combatte contro il cattolicesimo e, più in generale, contro l’armonia, la ragione umana e a volte anche contro Dio, che è la Ragione e l’Amore di cui la nostra ragione è immagine.
Ogni forma d’arte è manifestazione di un pensiero. L’arte classica, ad esempio, è l’espressione di un pensiero metafisico: rappresentare le cose come dovrebbero essere e non come sono in realtà. L’arte romantica celebra spesso il trionfo delle passioni. L’arte verista o naturalista è un’arte materialista; e così via. E l’arte tardomoderna e contemporanea? Ha, spesso, salvo eccezioni lo scopo esplicito di stravolgere il senso comune del bello, dell’ordine e dell’armonia. Essa è rivoluzionaria.
Si pensi ad esempio alla musica cromatica rispetto a quella tonale. La prima trasgredisce tutte le regole naturali: non ha gerarchie tra le note, non ha una tonica dominante e non è orientata verso una conclusione; è la musica, per intenderci, usata, non a caso, nella colonna sonora del celebre Shining di Kubrick, un film horror che ha un’atmosfera allucinata.
Oppure al celebre pittore Pablo Picasso, che ruppe gli schemi pittorici classici “inventando” il cubismo. In realtà, Picasso non fece altro che sostituire i volti delle Demoiselle d’Auignon – prostitute che frequentava e con le quali aveva litigato – con delle maschere africane che aveva visto poco prima ad una mostra. L’Africa era considerata, razzisticamente, una terra nella quale le leggi morali e religiose, soprattutto quelle riguardanti la sessualità, non avevano giurisdizione. Lui stesso spiegò: «Quando ho scoperto l’arte negra, e ho dipinto quel che si dice la mia epoca negra, era per opporsi a ciò che nei musei era indicato come “bellezza”». E ancora: «La mia adesione al Partito Comunista è il seguito logico di tutta la mia vita, di tutta la mia opera. […] Sì, ho coscienza di avere sempre lottato con la mia pittura come un vero rivoluzionario»; e ancora: «La pittura non è fatta per decorare gli appartamenti. È uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico». E chi potrebbe essere questo «nemico» se non il bello che viene da Dio?
Insomma, una volta compreso che l’arte è un’arma molto efficace nella guerra culturale contro la legge morale naturale il brutto ha cominciato ad irrompere nell’arte. Non si tratta solo del decadimento del senso del bello, ma di una strategia per devastare e distruggere la sensibilità delle persone per la bellezza, l’ordine e l’armonia e rovesciare l’antropologia classica – che vede la ragione, in sinergia con la volontà, a capo della persona – e sostituirla con un’altra antropologia, nella quale la persona è dominata dalle passiopassioni.
Il brutto purtroppo ha fatto irruzione anche nelle chiese. Già nel 1954 il cardinale Celso Costantini in una articolo pubblicato su Fede e arte metteva in guardia sulla eresia iconografica, ovvero l’abitudine di deformare le immagini sacre spesso ridotte in certe chiese contemporanee a incomprensibili ghirigori.
La Chiesa non ha mai avuto pregiudizi o prevenzioni per l’arte in qualsiasi epoca e anzi ha aperto largamente le braccia – e i cordoni della borsa – per ricevere il frutto del talento degli artisti cattolici di tutti i tempi, tutti i popoli, e tutti i luoghi. A una sola condizione: che fossero veramente cattolici e veramente artisti. Quello che la Chiesa non deve accettare e approvare sono le opere che non sono cattoliche, e neppure artistiche, come se fossero opere d’arte cattolica; espressioni genuine dello spirito cristiano.
L’arte sta naufragando? Signori, la dichiarazione di morte fu stipulata decenni orsono. Ciò che si chiama eufemisticamente “arte” oggidì non è che pornografia transumanista, ossia abominazione in un contesto tecnocratico. La poesia essendo anatema, anche l’appello a Dio è concepito nell’ambito del regime della pretensione.