La teologa morale Brambilla sulla castità, vera libertà per amare
di Andrea Sarra
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IL CRISTIANO SA GODERE DEI BENI, DELLA BELLEZZA, COSÌ COME DEL CIBO O DELLA CONIUGALITÀ. E IL VERO PIACERE PASSA ATTRAVERSO LA TEMPERANZA
Piacere, soddisfazione, gratificazione sono stati d’animo che quanto facilmente ci soddisfano, altrettanto velocemente svaniscono; perché sono condizioni procurate per lo più dai sensi e quindi destinate a svanire presto. E quando l’effetto finisce, il piacere lascia il posto all’inquietudine.
L’uomo, la cui volontà è impegnata nel soddisfare i sensi, non trova quiete né ritrova se stesso, ma, al contrario, “si consuma”, soffocando le forze più profonde della volontà e della coscienza. Per dare un’immagine: come Sansone, condannato nella sua cecità (ad indicare la ragione offuscata dalle passioni) a girare la macina nella prigione (Gdc 16, 21).
Per questo, viene in nostro soccorso la virtù della temperanza che ci rende capaci di equilibrio nell’uso dei beni materiali, permettendoci di non incorrere in peccati gravi legati a questi vizi e di essere pienamente liberi.
Il cristiano, infatti, sa godere dei beni, della bellezza, così come del cibo o della coniugalità. E il vero piacere passa attraverso la temperanza: la concupiscenza, gli eccessi, la libertà considerata come assenza di limiti non ci danno gioia, ma forme più o meno velate di dipendenza e frustrazione.
Le persone caste, nella fattispecie, non sono “represse”, ma libere, perché si posseggono a tal punto da potersi pienamente donare agli altri, nel modo consono al proprio stato; sono persone che amano in modo disinteressato e con “cuore indiviso”, traendone gioia piena e pace profonda.
Nel video che segue le riflessioni della professoressa Giorgia Brambilla, teologa morale e bioeticista, sul tema della castità come vera libertà per amare.