I ministri dell’Eucaristia non sono necessari
di Paolo Gulisano
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LA QUESTIONE “MINISTRI DELL’EUCARISTIA”: È VENUTO IL MOMENTO, DI FRONTE ALLA GRAVE CRISI DELLA CHIESA, DI UN PROFONDO RIPENSAMENTO DI QUESTA VISIONE DI CHIESA
L’interessante articolo pubblicato da Pietro Licciardi sulla questione della Comunione somministrata sulle mani, invita ad estendere la riflessione su un altro aspetto di abuso eucaristico ormai purtroppo molto diffuso. Si tratta della questione della Comunione data ai fedeli da persone che non sono sacerdoti.
Sempre più spesso vediamo nelle parrocchie queste persone, uomini, donne, suore, che distribuiscono la Comunione, ovviamente esclusivamente sulle mani, in ossequio alle disposizioni pandemiche che sono state la scusa ufficiale per sradicare la pratica canonica della Comunione sulla lingua, sostituendola con quella sulle mani.
Certamente molte delle persone impegnate in questo tipo di servizio sono in buona fede, magari sono state espressamente chiamate a questo compito dagli stessi parroci, e anche a causa della ormai scarsa conoscenza di ciò che insegna la Chiesa non sanno di prendere parte ad un abuso.
Le norme della Chiesa stabiliscono che il ministro della celebrazione dell’Eucaristia è il sacerdote (Vescovo o presbitero), validamente ordinato, che agisce nella Persona di Cristo e a nome della Chiesa.
Per particolari “esigenze pastorali” la Chiesa si avvale di Accoliti e Ministri Straordinari dell’Eucarestia. Questo è un ministero straordinario, quindi suppletivo e integrativo degli altri ministeri istituiti, utile – secondo le attuali disposizioni- soprattutto ai malati e alle assemblee numerose.
Per quanto riguarda le “assemblee numerose”, purtroppo ormai sono estremamente rare. Al di fuori del Natale e della Pasqua, è difficile vedere Messe con code chilometriche per accostarsi alla Comunione. Ma anche in caso di Messe affollate, l’avere anche un solo sacerdote a distribuire la Comunione non comporta disagi particolari, se non che la Messa può durare qualche minuto in più, il che non dovrebbe costituire un problema: significa qualche minuto in più da destinare alla preghiera, al raccoglimento, al ringraziamento. Non può fare che bene, e la Messa inoltre non è una gara contro il tempo.
Ma la questione principale di questi Ministri è un’altra, ed è teologica, anche se come sempre più spesso purtroppo accade, l’alibi “pastorale” si impone sui fondamenti teologici.
Come ha scritto recentemente il teologo don Mauro Tranquillo sul sito Duc in Altum di Aldo Maria Valli: “il sacerdozio è stato istituito non solo per consacrare e offrire, ma anche per distribuire il Corpo e il Sangue del Signore, il potere di distribuire l’Eucaristia non si può delegare tanto quanto non si può delegare il potere di consacrare. O si ha l’Ordine o non lo si ha. Quindi solo il sacerdote (eventualmente aiutato dal diacono, che partecipa del sacerdozio avendo ricevuto l’Ordine sacro) può amministrare l’Eucaristia”.
Pertanto, un laico non dovrebbe maneggiare l’Eucarestia: solo le mani consacrate del sacerdote possono toccare e dare l’Eucarestia in chiesa o ai malati. E’ quindi evidente che non va assolutamente bene nemmeno la ricezione dell’Eucarestia sulle mani introdotta dal 1989 in poi, come indulto e non come norma. In 2000 anni di storia della Chiesa mai i laici hanno fatto questo, salvo rare e particolari eccezioni come ad esempio San Tarcisio martire, un bambino che portava l’Eucarestia ai cristiani in carcere a Roma in tempo di persecuzione.
Qualcuno potrebbe dire: però è importante andare a trovare i malati, e portare loro la Comunione. Certamente, le persone ammalate o con disabilità che non permettono loro di uscire di casa devono essere visitate, ma la Comunione deve essere portata loro solo dal sacerdote, che può cogliere questa occasione anche per un altro importante Sacramento, la Confessione.
Proprio questo è il punto focale della questione: la confusione su cosa siano i Sacramenti e sul fatto che i ministri sacri siano coloro che possano amministrarli.
E’ facile immaginare le obiezioni: e il ruolo dei laici nella Chiesa? Il compito che ogni fedele laico ha in carico è di vivere cristianamente, di testimoniare la fede in famiglia, nel luogo di lavoro, ovunque. Non è poco.
E’ evidente che negli ultimi anni abbiamo assistito a questo duplice fenomeno: la progressiva clericalizzazione dei laci (anche attraverso questi “ministeri straordinari”) e la laicizzazione della figura del sacerdote, che si occupa di tutto e di più, e intanto vede perdersi il suo ruolo autentico.
Il discorso aperto con la questione della Comunione sulle mani e quindi somministrata da non sacerdoti, si dovrebbe ulteriormente estendere a questo fenomeno di clericalizzazione dei laici che non ha precedenti nella storia della Chiesa. E’ bene che i cristiani sappiano che Accolite o lettrici non sono mai esistite nella Chiesa. Diaconesse c’erano solo da principio quando si faceva il battesimo per immersione e quindi servivano delle donne che aiutassero le altre donne a svestirsi, immergersi, asciugarsi e rivestirsi, ma non avevano nessun ruolo liturgico. Anche l’ordinazione diaconale di uomini sposati non è mai esistita: anche questo è un prodotto del Post Concilio, e del prevale di idee moderniste che tendono a svalutare il ruolo del sacerdozio, per avvicinarlo progressivamente a modelli protestanti.
E’ venuto il momento, di fronte alla grave crisi della Chiesa, se non sia opportuno un profondo ripensamento di questa visione di Chiesa.
Caro Gulisano,a me sembra che costoro siano i “ministri del loro EGO”.
Per darsi importanza fanno questo servizio, di cui non comprendono l’enorme significato.
Domenica una “ministra” scendendo dall’ “area Tabernacolo” (rigorosamente in un cantuccio della chiesa) è addirittura inciampata, scendendo i due gradini, e due particole sono cadute a terra. Il Sacerdote le ha poggiate sull’altare, nessuno le ha consumate. Occorrono commenti?
Tobia