Chi può giudicare il Papa?

Chi può giudicare il Papa?

di Paolo Gulisano 

MASSIMO VIGLIONE. HABEMUS PAPAM? PAPA ERETICO. RINUNCIA. SEDE VACANTE? L’INSEGNAMENTO DEL PASSATO E IL DIBATTITO DOPO L’11 FEBBRAIO 2013 (EDIZIONI MANIERO DEL MIRTO, 2024)

Il mondo cattolico sta vivendo da tempo diversi disagi per quanto riguarda il pontificato di Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio. In verità, la maggior parte dei fedeli che frequentano le parrocchie non si pone particolari problemi: educato al rispetto per la figura di chi è chiamato “Santo Padre”, accoglie senza molte obiezioni la versione ufficiale del mainstream informativo cattolico che dice che Francesco è in piena continuità con i suoi predecessori, che è simpatico, che vuole “rinnovare” la Chiesa. Ma per una minoranza che cresce di giorno in giorno sempre più, papa Bergoglio è un pontefice assai problematico. Molte sue affermazioni appaiono difformi rispetto alla Dottrina tradizionale della Chiesa, molte uscite verbali sembrano poco opportune, così come le scelte che egli fa riguardo ai suoi collaboratori, come l’ormai tristemente noto “Tucho” Fernandez, appaiono quanto meno discutibili. 

C’è anche chi parla di un papa eretico, e qualcun altro arriva a sostenere addirittura l’invalidità della elezione del 2013. 

Tutte queste questioni vengono affrontate e approfondite in un libro dello storico Massimo Viglione, autore di numerose pubblicazioni, con un particolare interesse sulla Storia della Chiesa. 

Nella prima parte, il professor Viglione affronta il problema se sia possibile che un papa possa essere eretico. Ebbene, la storia ecclesiastica dimostra che è possibile, e che è accaduto più volte nel passato. Sono caduti in eresia – chi in maniera più grave chi meno grave, chi per debolezza chi per ostinazione, chi palesemente chi velatamente, chi con veloce ritrattazione chi con ostinata pervicacia, chi sotto minaccia fisica chi invece in piena libertà – vari papi, almeno sette certamente, fin dal IV secolo. Si può dire che fossero deboli e confusi e in fondo in buona fede, anche se la coscienza è il dominio di Dio, non certo nostro, ed è impossibile negare che abbiano, almeno per un certo periodo (Onorio fino alla morte) professato l’eresia. Quasi tutti finirono per ritrattare, specie nel Medioevo, quando furono minacciati di scisma da vescovi, abati, santi.

Per secoli, dall’alto Medioevo fino almeno al XVII secolo, papi, concili, santi, dottori, teologi di fama e canonisti celebri hanno insegnato che un papa può cadere in eresia e hanno tentato di proporre una soluzione nel malaugurato caso. Rimane il fatto, oggettivo e indiscutibile in quanto dogmatico, che l’infallibilità pontificia esiste solo a determinate condizioni, come è ben spiegato nel libro, come previsto dal dogma del 18 luglio 1870.

Ma chi può giudicare il papa se non c’è nessuno sopra di lui? Se anche alcuni cardinali o vescovi o teologi dovessero dimostrare la sua caduta nell’eresia, come si potrebbe procedere concretamente? Questo è il cuore della prima parte del libro. Nessuno può giudicare un papa, perché Prima Sedes a nemine judicatur, perché Pietro superiorem non recognoscens e ha la plenitudo potestatis su tutta la Chiesa. Questa è la dottrina tradizionale della Chiesa. 

La tesi del professor Viglione è che a questo punto, se il vescovo di Roma professasse idee eretiche, con tutta la gravità di questo fatto, perché l’insegnamento di concetti eretici e ingannevoli – come il dire che un determinato peccato non è più tale- può portare le anime alla rovina. Se è vero che salus animarum suprema lex della Chiesa, il papa eretico potrebbe  essere deposto. Non materialmente, perché nessuno può fisicamente giudicarlo e mandarlo via, ma di fatto con l’elezione di un nuovo pontefice legittimo da parte dei cardinali, che rende automaticamente antipapa il precedente papa eretico impenitente.

Nella seconda parte del volume, lo storico affronta le scottanti questioni aperte dalla rinuncia del 2013 di Benedetto XVI, e la tesi della sede impedita sostenuta dallo scrittore Andrea Cionci.  

Viglione ricostruisce l’intero dibattito ed espone ogni posizione espressa su ogni questione trattata, in modo documentato e approfondito. Il lettore può farsi un’idea di questo dibattito che assume sempre più spesso toni accalorati e conflittuali. Molto spesso si sente affrontare la questione assai complessa delle parole della Declaratio di Rinucia di Benedetto XVI dell’11 febbraio 2013, tra munus e ministerium, intesi come due funzioni papali che in teoria potrebbero essere rivestite da due persone differenti. Viglione affronta questa questione alla luce degli elementi finora a disposizione. Da questo punto di vista, chi cercasse spunti polemici in questo libro resterebbe deluso: non si tratta di una delle varie “risposte a Cionci” che abbiamo viste pubblicate negli ultimi anni, in risposta a Codice Ratzinger. Sono riflessioni accurate, e in cui si percepisce anche la sofferenza con cui il cattolico appassionato Massimo Viglione si trova ad affrontare queste questioni, che in ogni caso rappresentano un elemento di forte preoccupazione per il presente e per il futuro della Chiesa. 

Anche perché, se pure fosse vera l’ipotesi di Andrea Cionci che la Sede impedita sia stata l’occasione per Benedetto XVI di far venire allo scoperto le forze di una Neo Chiesa che è anche Anti Chiesa, elaborando un complesso piano per poi dare loro, scacco matto, questo Piano Ratzinger è desolatamente fallito. Nessuno ha colto la sua chiamata, nessuno ha risposto al suo appello criptato, e le forze del Modernismo dilagano irresistibilmente. 

Tuttavia, una speranza c’è, ma è di tipo Soprannaturale. La Chiesa  non è solo un dato sociologico, ma è il Corpo Mistico di Cristo, e questo corpo ha già conosciuto la sofferenza e la morte. Non potrà morire una seconda volta.   

Il compito dei cristiani, anche se le circostanze in cui si trovano oggi a vivere, sono oggettivamente difficilissime, richiedono che venga data testimonianza, con la santità di vita, con la preghiera, con la Liturgia, con la carità, a Cristo unica salvezza del mondo.

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