L’irrazionale timore di non rimanere “collegati”

L’irrazionale timore di non rimanere “collegati”

di Gian Piero Bonfanti

NOMOFOBIA, LA PAURA DI NON ESSERE CONNESSI CON IL MONDO

Tra le varie attività che ciascuno di noi dovrebbe mettere in conto c’è anche quella dell’approfondimento di concetti molto spesso sottovalutati ma determinanti nella nostra quotidianità.

Così è successo al sottoscritto, che ha voluto partecipare ad un convegno dell’ avv. Gianfranco Amato, Presidente dei Giuristi per la Vita, Nova Civilitas, nonché Presidente del Comitato Tecnico Scientifico all’Osservatorio permanente sulle famiglie della Regione Sicilia, sul tema della nomofobia (anche detta nomophobia nel mondo anglosassone).

Questo termine di recente introduzione indica la paura incontrollata di rimanere sconnessi dalla rete di telefonia mobile, da qui il nome Nomofobia, ovvero NO Mobile Phone PhoBIA.

Questa condizione psicologica, che si può sviluppare in tutti i soggetti che manifestano l’irrazionale timore di non rimanere “collegati” mediante il proprio smartphone, è molto più frequente di quanto si possa immaginare e colpisce tutta la popolazione mondiale con forme più o meno invasive.

I dati che l’avv. Gianfranco Amato ha mostrato durante il suo convegno sono davvero allarmanti e gli effetti che ne derivano sono davvero devastanti.

Questo fenomeno è in continuo aumento e colpisce tutte le fasce di età e di condizione sociale, registrando un triste picco nelle persone di giovane età ed in particolare negli adolescenti.

Questo termine da noi è ancora semisconosciuto ma all’ estero stanno già cercando di correre ai ripari dagli effetti devastanti di questo pericoloso disturbo. I dati mostrati dall’ avv. Amato sono inquietanti, anche se le statistiche ufficiali descrivono la situazione sino al periodo pre-pandemico.

Possiamo tutti immaginare quale impennata in termini di percentuale si possa aver avuto durante il periodo di lockdown.

Per coloro che si sentono al sicuro da questo pericolo consigliamo di approfondire il tema cercando di mettere a fuoco quali possono essere i primi accorgimenti per cercare di limitare i danni causati dalle emissioni delle frequenze dei nostri cellulari, così come stanno già cercando di fare studiosi ed enti regionali mettendo in allarme tutti i cittadini ignari.

Ridurre il tempo di utilizzo del cellulare, limitare l’esposizione del nostro corpo alle emissioni delle frequenze, può aiutare e sarebbe auspicabile sin da subito, ma la nomofobia va oltre: questo fenomeno descrive infatti chi mentalmente è colpito da una forma di “assuefazione da telefonino”.

Oggi anche la Treccani descrive con il termine “smombie” (neologismo coniato nel 2022 per indicare gli “zombie con lo smartphone) chi cammina per strada senza alzare lo sguardo dallo smartphone, rischiando di inciampare, scontrarsi con altre persone, attraversare la strada in modo pericoloso.

Inutile soffermarsi sulle conseguenze ed i pericoli che ne derivano, tutti noi li possiamo immaginare.

Un tema trattato come al solito dall’ avv. Gianfranco Amato in modo forte e dirompente, che lascia negli astanti timore e tristezza, ma anche tanta curiosità.

Chi esce da un suo convegno riguardante questo tema in automatico si guarda intorno e tristemente è costretto a constatare la realtà del disastro in atto, sia che si trovi per strada, su un pullman, in treno, in un bar o ovunque.

Se negli altri paesi stanno cercando di arginare il fenomeno tornando ai libri cartacei e riducendo l’uso dei telefonini, possiamo pensare di fare qualcosa anche noi iniziando almeno ad informarci?

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