Contro-rivoluzione, il contrario della rivoluzione
LÀ DOVE LA RIVOLUZIONE DISTRUGGE LA CONTRO-RIVOLUZIONE RICOSTRUISCE E REALIZZA IL VERO PROGRESSO
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Di Pietro Licciardi
L’odierna Rivoluzione ha avuto quattro fasi: la prima religiosa, la Riforma protestante; la seconda politica, la Rivoluzione francese; la terza sociale, la Rivoluzione comunista; e infine la quarta: la rivoluzione culturale iniziata con il Sessantotto francese.
Un esito dell’intero processo vuole essere la demolizione della civiltà occidentale così come si è andata formando in oltre mille anni di Christianitas, ma il fine ultimo sarà la scomparsa dell’uomo, che dovrà regredire al livello animale, completamente in balia dei suoi istinti nel nome di un insano concetto di “libertà”, se non ad un gradino ancora più basso, secondo quanto predica apertamente certo ambientalismo e animalismo, che considera il genere umano alla stregua di un virus nocivo per l’equilibrio del pianeta e dunque da sopprimere.
Da qui la martellante propaganda per l’aborto, l’eutanasia, la contraccezione.
Di fronte al rapido deterioramento della nostra civiltà, che versa in un evidente stato di crisi occorre reagire. In che modo? Mettendo in campo una controrivoluzione, la quale, avverte però Joseph De Maistre (nella foto), magistrato, diplomatico, statista, filosofo e letterato, nato in Alta Savoia nel 1753, non è una rivoluzione di segno contrario ma è il contrario della Rivoluzione. Non si tratta cioè di contrapporsi, anche violentemente, ai processi in atto ma concepire il contrario della rivoluzione. La controrivoluzione non è neppure una semplice nostalgia e il tentativo di restaurare una società che non esiste più ma favorire la rinascita.
Se la rivoluzione è il disordine, la controrivoluzione è la restaurazione dell’Ordine, ovvero della gerarchia di valori così come è stata istituita e voluta da Dio e come la Chiesa col suo magistero ci ha comunicato. Il che significa, ad esempio, che oggi la controrivoluzione affermerà i diritti di anziani e nascituri là dove questi sono negati, poiché la vita umana è sacra; si opporrà alle farneticazioni dell’ideologia gender perché «uomo e donna li creò» o difenderà i diritti dei popoli e delle nazioni dalle mire di chi vuole annullare gli stati e le culture per istaurare un dominio globale e sovrannazionale
In altri termini la controrivoluzione vuole sanare ciò che è stato ferito dalla rivoluzione e poiché questa ha operato danni in ambito religioso, sociale e morale essa si adopererà per ristabilire il rispetto dei diritti della Chiesa e del papato e una sacralizzazione, in tutta l’ampiezza possibile, dei valori della vita temporale, il tutto in opposizione al laicismo, all’interconfessionalismo, all’ateismo e al panteismo, così come alle loro rispettive conseguenze. Inoltre promuoverà uno spirito di gerarchia che segni tutti gli aspetti della società e dello Stato, della cultura e della vita, in opposizione alla metafisica ugualitaria della rivoluzione. Infine avrà cura costante nello scoprire e nel combattere il male nelle sue forme embrionali o nascoste, nel condannarlo apertamente e senza esitazione, nel punirlo con fermezza in tutte le sue manifestazioni, e particolarmente in quelle che attentano all’ortodossia e alla purezza dei costumi; il tutto in opposizione alla metafisica liberale della rivoluzione e alla sua tendenza a dare libero corso e protezione al male.
Purtroppo tutti noi siamo figli della rivoluzione e quindi portati ad amare senza restrizioni il presente, adorare il futuro disprezzando il passato , da qui la diffidenza che può suscitare un termine come “controrivoluzione”, il cui carattere tradizionalista e conservatore si pensa possa farne una nemica naturale del progresso umano.
E senz’altro vero, come ricorda Leone XIII nelle parole iniziali dell’enciclica Rerum novarum, che l’autentico controrivoluzionario sia il difensore nato del tesoro delle buone tradizioni, perché esse sono i valori del passato cristiano ancora esistenti e che si tratta precisamente di salvare. Ma come erano soliti dire i medievali noi dobbiamo essere come nani sulle spalle di un gigante. Il gigante è la tradizione, ovvero il bagaglio enorme di esperienze e conoscenze che hanno accumulato coloro che nei secoli ci hanno preceduto ed è dall’alto di questo tesoro che il nostro sguardo può arrivare molto più lontano e guidarci sicuri verso il futuro, al contrario della rivoluzione il cui sguardo è perennemente rivolto all’indietro e il cui “progresso” non è che la continua distruzione dell’esistente.
Infine la controrivoluzione è realista anche nella stessa concezione del progresso. Essa infatti sa che questo mondo sarà sempre una valle di lacrime e un luogo di passaggio verso il cielo, e quindi nessuna realizzazione sociale, economica o politica potrà essere perfetta, mentre per la rivoluzione il progresso deve fare della terra un paradiso, nel quale l’uomo viva felice, senza pensare all’eternità e per raggiungere questa perfezione non si arresterà di fronte a niente, neppure dal compiere i più nefandi massacri e ingiustizie.
La Contro-Rivoluzione è dunque condizione essenziale perché sia protetto lo sviluppo normale del vero progresso, e sconfitta l’utopia rivoluzionaria, che del progresso ha soltanto le ingannevoli apparenze.