“Effatà”, “Apriti”!
di Giuliva Di Berardino
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IL VANGELO DEL GIORNO COMMENTATO DA UNA TEOLOGA LITURGISTA
Venerdì 9 Febbraio 2024
Mc 7,31-37
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: “Effatà”, cioè: “Apriti!”. E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: “Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!”.
Nel vangelo di oggi troviamo la guarigione di un sordomuto. Gesù pone dei gesti toccando l’orecchio e la lingua del sordomuto.
L’orecchio è un organo simbolico: permette l’ascolto, la sequela del Signore, ma indica anche l’equilibrio nelle relazioni, perché attraverso l’udito possiamo capire quanto uno è vicino o lontano. E Gesù mette le dita negli orecchi dell’uomo, per dare potenza di vita alla relazione umana, dato che il “dito di Dio”, nella Bibbia, è lo Spirito Santo.
Anche la lingua è un organo simbolico: essa serve non solo a parlare, ma anche a gustare i cibi e distinguerli. Ora, la lingua di questo sordomuto viene profondamente trasformata e risanata con la saliva che in antichità si credeva essere una specie di medicina, a dire che Gesù imprime la sua guarigione, dando all’essere umano un modo nuovo di comunicare e di discernere.
Quello che colpisce, poi, è che, in tutto il testo, c’è questa sola parola di Gesù che è un comando: “Effatà” che vuol dire “Apriti”. Ecco, oggi “Apriti” è rivolto a ciascuno di noi oggi, in particolare a quella parte di noi che non abbiamo mai portato alla luce, e perciò è mai stata trasformata in bellezza dal calore di una presenza amica e benevola. Gesù stesso oggi viene con la sua presenza dolce ed amorevole, ad aprire, a far uscire fuori ogni forza di vita che abbiamo chiuso, sigillato, dentro di noi.
“Apriti” è un comando che sveglia la relazione: si apre un ambiente per far uscire il buio, ma anche per far entrare la luce. E questa apertura è relazione che si manifesta essenzialmente nel saper ascoltare e nel saper parlare. L’udito che mi apre, mentre porta la mia esperienza d’ascolto al di fuori di me, ma fa entrare in me anche il modo in cui l’altro sente. Ed esiste anche una capacità di parlare che mi apre a rispettare l’altro, facendomi accogliere il mistero che abita in lui.
Ma “Apriti” è il comando che è stato pronunciato sui nostri organi di senso nel battesimo, mentre siamo stati unti dell’unzione battesimale. Allora oggi chiediamo allo Spirito Santo che compia ciò che ha compiuto nel nostro battesimo e che perciò riapra ciò che noi abbiamo chiuso nel corso della vita, dopo diverse delusioni, ribellioni, o dopo tante sofferenze. Ripetiamo oggi, nel profondo del cuore, nel silenzio di qualche minuto durante la giornata, questo comando di Gesù: “Effatà”, “Apriti!” e anche oggi Dio potrà fare nuove tutte le cose.