Il tocco di Gesù
di Giuliva Di Berardino
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IL VANGELO DEL GIORNO COMMENTATO DA UNA TEOLOGA LITURGISTA
Lunedì 5 febbraio 2024
Mc 6, 53-56
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
Oggi il Vangelo ci offre l’occasione di meditare sul tocco di Gesù: “quanti lo toccavano venivano salvati”, conclude il testo, ma per ben due volte, in questo testo del Vangelo, ricorre il verbo “toccare” riferito alla guarigione che Gesù porta nelle persone. Il tocco incide profondamente nella persona umana, fa della persona un essere di relazione. L’esperienza che si vive nell’atto di toccare è anche quella dell’essere toccati, per questo il senso del tatto ci apre ad una comunicazione di grande tenerezza e può arrivare a farci cogliere nell’altro la realtà del mistero, del sacro, perché toccare qualcosa o qualcuno significa entrare in contatto, stabilire un legame con l’altro, ma non solo, incidere teneramente nell’altro qualcosa di sé. Nei testi sacri, come nelle civiltà antiche, toccare qualcuno diventa un gesto di grande intensità spirituale che può comunicare lo Spirito Santo e la potenza della santità divina. Toccare una cosa sacra significava venire a contatto con Dio stesso: pensiamo per esempio al culto delle reliquie che attestavano guarigioni anche solo “per contatto”. Gli antichi avevano compreso bene la profondità spirituale del senso del tatto: oltre a essere un gesto inserito nella liturgia, lo troviamo anche nelle pratiche religiose per numerosi secoli in Oriente e in Occidente. Del resto il senso del tatto informa la conoscenza della realtà e struttura la sensibilità umana, già da quando siamo neonati. Allora il tocco di Gesù è guarigione, perché tutti coloro che riuscivano a stabilire un contatto con Gesù guarivano, in quanto riconoscevano impresso in loro qualcosa di Lui, della sua potenza di vita. Anche noi oggi possiamo toccare Gesù con la nostra fede, insieme a tutta la Chiesa che ricorda la nascita in cielo della vergine e martire Sant’Agata, con lei e con tutti coloro che si uniscono alla nostra preghiera, nel silenzio del cuore e nel profondo della nostra coscienza, accogliamo il tocco di Gesù perché sia guarigione per noi e per tutti coloro che incontreremo oggi.