Gli Stati Uniti sono sull’orlo di una “Civil war”?
di Gian Piero Bonfanti
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USA: UN “SOGNO” CINEMATOGRAFICO DAL QUALE SARÀ DIFFICILE RISVEGLIARSI
Morpheus, nella celebre pellicola “Matrix” del 1999, film scritto e diretto dai fratelli Andy e Larry Wachowski, esprime una notissima frase: “Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? E se da un sogno così non ti dovessi più svegliare? Come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà?”.
Effettivamente molte volte assistiamo sul grande schermo ad eventi che poi immancabilmente ritroviamo nella realtà, vivendo un “sogno” dal quale poi è difficile risvegliarsi. La storia di Hollywood ne è piena di esempi.
Prendiamo in considerazione un film che è in procinto di uscire (verrà proiettato il 12 aprile 2024 nelle sale cinematografiche americane), “Civil war”, scritto e diretto da Alex Garland, che vede come protagonista la famosa attrice Kirsten Dunst. La trama si sviluppa in un futuro prossimo nel quale un team di giornalisti attraversa gli Stati Uniti documentando la guerra civile in atto.
Le riprese del film sono iniziate il 15 marzo 2022 ad Atlanta ed il primo trailer del film è stato diffuso il 13 dicembre 2023. Ebbene, ciò che stiamo assistendo in Texas in questi giorni sembra proprio la trama del film in questione, una situazione dalla quale sarà difficile uscirne. In USA si sta vivendo una condizione particolarmente pericolosa, un contesto nel quale anche una semplice scintilla potrebbe far esplodere una guerra civile, proprio come preannunciato nel film hollywoodiano.
Il nostro collaboratore dagli Stati Uniti, l’epistemologo prof. Sergio Caldarella ci ha descritto la situazione dicendo che “pare vi siano movimenti significativi negli Stati del Sud, incluso colonne di camion per “aiutare”. Si parla anche di federalizzare la guardia nazionale del Texas. La situazione è tesa e ricorda gli anni ‘60…”. Quindi si sta vivendo tanta tensione e si ha il timore di un tracollo della “stabilità” interna americana. Nel paese si stanno delineando due precise fazioni.
I fatti sono i seguenti. Il governatore del Texas Greg Abbott con la cosiddetta “Operation Lone Star” ha fatto installare circa una cinquantina di chilometri di filo spinato lungo la frontiera con il Messico per cercare di bloccare l’immigrazione illegale nel Texas. La Corte Suprema, quindi la parte che rappresenta l’amministrazione Biden, si è pronunciata contro il governatore stabilendo che la US Border Patrol, un’agenzia federale, dovesse «tagliare o rimuovere» il filo spinato installato dalla Guardia Nazionale del Texas. La risposta di Abbott è stata quella di promettere di aggiungere altro filo spinato per reprimere quella che viene definita come “invasione” lungo un piccolo tratto del fiume Rio Grande, che è diventato uno dei punti con maggior attraversamenti illegali.
Una posizione netta e contraria a quella della presidenza americana, la quale ha condannato le azioni intraprese dal governatore texano.
In seguito quasi tutti i governatori repubblicani hanno dichiarato congiuntamente di essere solidali verso Abbott, il quale ha «fatto un passo avanti per proteggere i cittadini americani da livelli storici di immigrati clandestini, droghe mortali come il fentanyl e terroristi che entrano nel nostro Paese». Biden ha affermato di essere «pronto ad agire» chiarendo però che prima è necessario trovare un accordo su importanti riforme politiche. Quindi nulla di buono all’ orizzonte, un vero e proprio campo minato.
Proprio sul tema dell’ immigrazione si sono sempre giocate le elezioni presidenziali americane. Il rischio è che Biden ed i suoi “democratici” decidano con un colpo di coda di instaurare una sorta di “regime straordinario” andando ad inficiare la validità delle prossime elezioni previste per novembre 2024. Preghiamo solo che tutto questo meccanismo non sia stato messo in piedi ad arte e che i cittadini americani possano tornare alle urne senza dover ricorrere ad una guerra civile. Speriamo che “Civil War” rimanga solo un film e non sia un sogno dal quale sarà difficile destarsi.