Il dramma della “libertà atea”
di Daniele Trabucco
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LA DISTRUZIONE DELL’ETICA É LA CONSEGUENZA DELLA DISTRUZIONE DELLA METAFISICA
Le discussioni sui diversi temi etici (interruzione volontaria della gravidanza, unioni civili, maternitá surrogata, suicidio assistito, eutanasia etc.) sono informate al principio moderno dell’autonomia del soggetto, di quel soggetto che, come riporta Pico della Mirandola (1463—1494) nella sua “Oratio de hominis dignitate” del 1486, non é nè “celeste, nè terrestre”, é privo di qualunque forma predeterminata.
L’imperativo categorico del dovere, inteso come assoluta autonomia della volontá della persona umana, é, pertanto, l’unica affermazione positiva che l’uomo possiede. Detto diversamente, l’essere umano si lega kantianamente alla legge che egli stesso si dá a prescindere da qualunque ordine.
Anzi, la legge (prima morale e poi giuridica) trova il suo contenuto, necessariamente variabile, nella contingenza storica e culturale del momento.
La moralitá, dunque, in virtú della ragione pura pratica, basta a se medesima. Siamo in presenza di un vero e proprio ateismo antropologico trascendentale quale conseguenza di quella che il filosofo danese Soren Kirkegaard (1813–1855) chiama “destructio metaphysicae”.
In realtá, non ci si rende conto che il “tu devi” di Kant (1724–1804) é un recipiente vuoto che puó ricevere qualunque contenuto: anche i briganti, infatti, sono convinti di obbedire all’imperativo morale della propria ideologia quando uccidono.
Il dramma di questo “ateismo morale” o della c.d. “libertá atea” è di pensare che l’uomo sia a se stesso la sua legge. Tutto questo fa emergere una evidente aporia: in nome del progresso, del benessere, della dignità modulare dell’uomo si cerca di fondare una legge universale, un’etica pubblica laicista, senza un fondamento davvero assoluto, bensí, come abbiamo visto, relativo.