Valorizziamo l’altro per renderlo migliore
di Giuliva Di Berardino
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IL VANGELO DEL GIORNO COMMENTATO DA UNA TEOLOGA LITURGISTA
Martedì 23 gennaio 2024
Mc 3, 31-35
In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».
Il Vangelo di oggi ci presenta un momento particolare del ministero di Gesù. Tutto ci fa pensare che Giuseppe, la figura paterna che ha accompagnato l’infanzia di Gesù doveva essere già morto e che la famiglia del Maestro doveva essere formata dalla madre rimasta vedova e questi misteriosi fratelli o cugini che in qualche modo la proteggevano, dato che le donne vedove in antichità non potevano restare sole e lavorare per la società. Ora, il testo ci informa del fatto che la madre e i fratelli di Gesù stavano fuori quando mandarono a chiamare il Maestro. E se pure fosse, come ipotizzano alcuni cristiani non cattolici, che Gesù avesse dei fratelli, o se fosse che la famiglia di Gesù, quando è successo il fatto raccontato oggi dal Vangelo, fosse composta dai cugini e non dai fratelli di Gesù, come interpretano invece i cattolici, la questione che mette in luce questo passo del Vangelo è molto più profonda, perché qui, è abbastanza evidente, il Maestro propone una nuova situazione affettiva che vale per i suoi discepoli come per le folle, per i membri più cari della sua famiglia, come per i più emarginati della società: stare vicino al Maestro, come lo è una madre o lo sono i fratelli, non dipende dal sangue, ma dall’amore che uno sente verso Dio, un amore che si fa volontà, cioè che si fa azione e che si realizza nel dono di sé. Potremmo dire che Gesù forma una famiglia nuova, di cui anche noi siamo parte! Il Cristiano, perciò, coglie nel suo essere un nuovo modo di vivere gli affetti che non sta nel negarli, ma nel fondarli in quelle relazioni necessarie a generare e plasmare la vita. “Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli?” La madre è colei che genera la vita: siamo tutti noi quando generiamo la vita di Dio in qualcuno. I fratelli invece sono coloro che modellano e plasmano la vita, perciò siamo tutti noi quando valorizziamo l’altro per renderlo migliore.
Chiediamo allora oggi a Gesù una nuova maternità e paternità secondo lo Spirito, perché chi ci incontra possa sentire Dio e chiediamo anche una nuova fratellanza secondo lo Spirito, perché insieme, in comunione con Dio, possiamo trasfigurare ogni realtà di questa terra in bellezza e pace per il bene di tutti.