Giustificare tutto è anticristiano
di Gian Piero Bonfanti
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UN CREDENTE OGGI È DISPOSTO AD ANDARE CONTROCORRENTE?
Oggi si tende a dare una giustificazione a tutto, si cerca in tutti i modi di fare apparire qualcosa che prima era impensabile come qualcosa di accettabile, condivisibile, in alcuni casi addirittura desiderabile.
Accade un po’ per tutto ciò che riguarda i valori umani, bioetici, persino religiosi. Ciò è la messa in pratica di quanto enunciato dal sociologo americano Joseph Overton, che con la sua “finestra” aveva previsto come molte distorsioni della realtà sarebbero entrate nella nostra quotidianità attraverso una serie di passaggi voluti dalla popolazione stessa.
La nostra Chiesa cattolica non è esente da questo fenomeno e riscontriamo nella sua secolarizzazione modernista una accettazione di tutto quello che l’insegnamento bimillenario di nostro Signore Gesù Cristo ha da sempre respinto.
Non si tratta solo di un problema post conciliare come i “duri e puri” vogliono fare credere. Si tratta di un problema molto più complesso che affonda le sue radici nei periodi rivoluzionari, a partire soprattutto dalla esecrabile rivoluzione francese.
Senza fare troppe retrospettive va notato che oggi purtroppo ci troviamo di fronte a contesti accettati che prima erano addirittura impensabili.
Ne è un esempio “Fiducia Suplicans”, la dichiarazione del Dicastero per la dottrina della fede pubblicata il 18 dicembre 2023, a firma di papa Francesco, che riguarda la possibilità di benedire coppie omosessuali e altri tipi di coppie non regolari secondo la dottrina cattolica.
Un’apertura che ha in realtà spaccato la Chiesa cattolica in due parti. Su questo tema non dovrebbero esserci dubbi, quello che è peccato è peccato ed è ben definito dalla nostra fede. Eppure c’è chi giustifica, chi ritiene che la Chiesa debba modernizzarsi ed andare al passo coi tempi, che il cattolicesimo non debba essere un faro illuminante ed esempio di vita, bensì deve essere una sorta di comunità di accoglienza pronta ad accettare tutto e tutti.
Eppure su questo tema esistono esempi di santi e martiri che per non accettare il peccato sono andati incontro alla morte.
Pensiamo ai martiri dell’Uganda e a Charles Lwanga, il Santo più conosciuto tra loro.
La Chiesa cattolica venera come Santi Martiri dell’Uganda un gruppo di ventidue servitori, paggi e funzionari del re di Buganda (oggi parte dell’Uganda), convertiti al cattolicesimo dai missionari d’Africa del cardinale Charles Lavigerie (padri bianchi) che vennero fatti uccidere in quanto cristiani sotto il regno di Mwanga II (1884 – 1903) tra il 15 novembre 1885 e il 27 gennaio 1887.
In realtà la storia di questi Santi è legata ad una conversione profonda e ad un rifiuto di acconsentire ai turpi voleri del re, cosa che dopo la conversione stessa era divenuta inaccettabile per i paggi.
Così Insieme a Charles Lwanga morirono sul rogo anche altri giovani compagni, di età compresa tra i quattordici e i trent’anni, membri della schiera regale dei giovani nobili o addetti alla sicurezza del sovrano. Altri vennero trucidati, mutilati o trafitti.
Ecco allora che ci chiediamo cosa sia cambiato negli ultimi anni nella concezione di cosa sia peccato o meno per la nostra religione. Ecco che ci chiediamo se sia accettabile ascoltare farneticazioni progressiste dimenticando quali siano gli insegnamenti bimillenari che ci sono stati tramandati.
Non discriminare non significa accettare il peccato, proviamo invece a seguire i passi dei Santi, i loro insegnamenti daranno maggior valore alle nostre vite.