La “porno-teologia” di Victor Manuel Fernàndez
di Matteo Castagna
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“TUCHO BESAME MUCHO”
San Giovanni Maria Vianney, patrono dei parroci, insegnò: “Una persona che non è formata nella sua religione è come un malato agonico: non conosce né la gravità del peccato, né la bellezza dell’anima, né il prezzo della virtù. Striscia dal peccato nel peccato”.
Meditando queste parole, aumenta il desiderio di studiare la teologia, che non è un esercizio scolastico, ma un piacere personale, per comprendere profondamente la Parola di Dio e, quindi, diventa anche un metodo di adorazione e contemplazione.
Così, mi sono imbattuto nella storia di un Santo, poco conosciuto, e venerato sia dai cattolici che dagli Ortodossi, estremamente originale ed istruttivo per il suo apostolato: san Vitale di Gaza, in Palestina, ove nacque intorno al 625 d.C.
Monaco del Monastero di San Seridos, arrivò ad Alessandria quando San Giovanni il Misericordioso era Patriarca di Alessandria. La sua grande e straordinaria virtù riguardava la conversione delle prostitute.
Lavorava tutto il giorno, per 12 monete di rame. La sera comprava un fagiolo per se stesso ed il resto lo donava a quelle donne dicendo: “ti prego, prendi questo denaro e non peccare con nessuno stasera”. Poi trascorreva tutta la notte in preghiera, leggendo i Salmi con particolare devozione. Lo faceva ogni giorno, visitando, a turno, tutte le “signorine”, e faceva loro promettere di mantenere segreto lo scopo della sua visita. Gli alessandrini, non conoscendo la verità, si indignarono per il comportamento del monaco e lo insultavano. Tuttavia, egli sopportò, docilmente, il loro disprezzo.
Le sante preghiere di San Vitale da Gaza salvarono molte donne, cadute nella lussuria. Alcune di loro andarono in monastero, altre si sposarono e alte ancora si trovarono un lavoro rispettabile. Ma era loro proibito dire a qualcuno il motivo per cui avevano cambiato vita, e così fermare gli abusi riversati su San Vitale. Erano legati da un giuramento fatto al Santo. Quando una delle donne iniziò a infrangere il suo giuramento e si alzò per difendere il Santo, cadde in una frenesia demoniaca. Dopo questo episodio, il popolo di Alessandria non ebbe più dubbi sulle intenzioni ed azioni del monaco.
Qualche tempo dopo, San Vitale da Gaza si stabilì in una piccola cella e in essa morì di notte. Proprio in quell’ora un demone terrificante apparve davanti al giovane che aveva schiaffeggiato il Santo, vistolo uscire da una casa di malaffare, e il demone colpì il giovane sulla guancia e gridò: “Ecco il colpo di Vitale!”. Il giovane cadde in una follia fuori dal normale. In preda alla frenesia, si dibatté per terra, si strappò i vestiti e urlò così forte che si radunò, attorno a lui, una moltitudine di persone, che lo prese a schiaffi, per cercare di tranquillizzarlo..
Quando il giovane, finalmente riprese i sensi, corse nella cella del monaco, gridando: “Abbi pietà di me, o servo di Dio, perché ho peccato contro di te”. Giunto alla porta della cella, tornò completamente in sé e raccontò ai presenti il suo precedente incontro con San Vitale. Allora il giovane bussò alla porta della cella, ma non ricevette risposta. Quando sfondarono la porta, videro che il monaco era morto, in ginocchio davanti a un’icona. Aveva in mano un cartiglio con la scritta: “Uomini di Alessandria, non giudicate prima finché non venga il Signore, il giusto giudice”.
In quel momento comparve l’indemoniata, punita dal Monaco per aver voluto violare il segreto della sua impresa. Toccato il corpo della Santa, guarì e raccontò alla gente tutto ciò che le era accaduto. Quando le donne che erano state salvate da San Vitale da Gaza seppero della sua morte, si riunirono e raccontarono a tutti le virtù e la misericordia del Santo.
Anche san Giovanni il Misericordioso si rallegrò di non aver creduto ai calunniatori e che un giusto non fosse stato condannato. E poi insieme alla folla di donne pentite, convertite da San Vitale, il santo Patriarca trasportò solennemente le sue spoglie per tutta la città e diede loro solenne sepoltura. Da allora, molti alessandrini si ripromisero di non giudicare nessuno.
Prendendo esempio dall’insegnamento di non usare temerarietà di giudizio, ho fatto una breve comparazione tra ciò che disse e fece San Vitale da Gaza con ciò che, pochi giorni fa ha detto e scritto l’attuale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Victor Manuel Fernàndez, detto “Tucho”, che ha voluto le “brevi benedizioni pastorali ai sodomiti” in chiesa, in merito ad un suo nuovo libro “porno-teologico”, dopo le “donne insaziabili” e i “peni duri in guerra nelle vagine”.
Pongo degli interrogativi, lasciando che il lettore tragga le sue conclusioni. La sua terza fatica letteraria si intitola “Guariscimi con la tua bocca: l’arte di baciare”. Nel testo si discetta di atti sessuali, donne ninfomani, orgasmi ed estasi “molto materiali”. Per la sua ossessione è stato soprannominato “Tucho besame mucho” e “Besuqueiro” (sbaciucchiatore).
Allora, da umile peccatore mi chiedo cosa direbbero di lui e dei suoi libelli San Vitale da Gaza e San Giovanni il Misericordioso? Come reagirebbe il “vivace” popolo alessandrino del 650 d.C.? E, come reagiamo noi del XXI^ secolo?