Il matrimonio cristiano, “unione senza alternative”, è un matrimonio a tre
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LA VITA NUZIALE E’ MAESTRA DI UMILTA’
Quando marito e moglie, sposandosi, intraprendono il cammino assieme verso la santità decidono l’unicità di quell’unione senza alternative e, facendo ciò, accolgono anche la generosità della vocazione totale all’altro.
L’incommensurabilità di ciò che nasce e consegue dal matrimonio cristiano travolge di gratitudine, affondando l’individualismo impettito a favore del sacrificio, poiché solo in quest’ultimo maturano fame di abbandono fiducioso e sazietà di Dio. Contemplazione verso il sacramento e verso il coniuge così com’è, così come può essere.
La vita nuziale è maestra d’umiltà, una sfida alla smania di controllo e abile allenamento alla debolezza. Senza una salda palestra cristiana (consapevolmente cristiana) all’accettazione incondizionata della moglie o del marito, senza Dio come garante, quali strumenti impediranno alla famiglia di implodere nelle prove più difficili? In una società dedita alla frammentazione la vita nuziale sancita dal Sacramento è strategia vincente contro la fallibilità umana!
Ogni duo nuziale può porre in essere quest’espressività familiare asserendo, l’uno all’altra, quella che l’Arcivescovo Sheen definisce un po’ la comunicabilità tipicamente umana del rapporto tra i due generi sessuali che passa attraverso la fisicità e la sfrutta strategicamente per giungere alla reciprocità: dalla corporeità all’interiorità della mente, dell’anima, dell’emotività e della personalità Dio stabilì che l’unità nella carne fosse non già transitoria, né spasmodica, ma duratura fino alla morte.
Il corpo simboleggia e intensifica l’unione delle anime. Perché c’è unione nello spirito, nell’amore e negli ideali, i corpi rendono concreta quell’unione e la intensificano. […] L’uomo e la donna si sposano per rendersi reciprocamente felici, ma non possono conseguire tale felicità finché non si saranno accordati sull’essenza della felicità.
Non c’è solitudine peggiore di quella che sperimenta chi sia costretto a vivere una vita duplice, oppure di coloro che, dopo l’unione delle loro epidermidi, siano intimamente ripiombati in un isolamento peggiore di prima.
Fusione sapienziale e accrescimento spirituale obbligano al pronunciamento di un “sì” devozionale quotidiano evocato sull’altare della routine, dove talvolta si fa più paralizzante restare perché abbiamo costantemente sete di novità, nonostante ciò paventi stanchezza futura ammiccante una nuova routine più veloce, scandita da istanti fuggevoli e tiepidi. È schiacciante gridare con isterica tenerezza al proprio coniuge, prima di uscire, “fermati a quel sì tuonante” e scordarti di scordartelo perché ogni mattina e ogni sera sono opportunità per scoperchiare la cupa notte della consuetudine mediante quell’amore che si fa orazione. Per preservarsi, l’amore coniugale deve preventivare una vaccinazione, a richiamo frequentemente scandito, che ripetendosi garantisce immunità contro la tentazione di abbandonare, esausti, il campo da gioco. Se marito e moglie posano, simbolicamente, le fedi nell’anulare l’uno dell’altra, la triade si palesa con intensità vivificante.
Fonte: “Guida bioetica per terrestri. Da Fulton Sheen al cybersesso”,
edito da Berica Editrice