La tecnopolitica, il controllo sociale e l’indifferentismo valoriale
di Daniele Trabucco
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POLITICA E COMPRENSIONE DELLA VERITÀ
La politica odierna, o meglio la tecnopolitica, si identifica con i vigenti ordinamenti giuridici, con le prassi governative, con l’attuazione dei programmi, con il controllo sociale e con la regolamentazione del conflitto.
Detto diversamente, la politica si risolve in un artificio cratologico imposto convenzionalmente per cui la sua realtà finisce per identificarsi con la sua effettività (Turco).
Partecipare ad una festa dell’Unità, piuttosto che ad Atreju, è la stessa cosa dal momento che la passerella (il “farsi vedere”) altro non fa che rimarcare questa prospettiva.
In particolare, essa (la politica) si serve della regola democratica che ha natura procedurale, utilizzandola peró come regola sostanziale e, dunque, “come verità della non verità”.
Questo significa che la concezione moderna della politica implica, da parte dello Stato o di un ordinamento sovranazionale (pensiamo all’Unione Europea), il non riconoscimento di alcunchè di stabile e definitivo, il non riconoscimento di alcun principio.
Lo Stato, in questo modo, si fa garante della non/verità come verità. Ora, mancando il criterio veritativo, l’ordinamento è costretto a riconoscere come valori (per natura modulabili secondo il noto insegnamento di Carl Schmitt (1888/1985)) tutte le opzioni, pervenendo in questo modo all’indifferentismo (diritto alla vita del concepito, ma al contempo il diritto della madre alla salute psico/fisica per cui, entro un dato termine, puó interrompere volontariamente la gravidanza).
Pertanto, la banale discussione cui si assiste periodicamente, specialmente per la mancanza di temi da parte dell’imbarazzante Partito Democratico, sulla Costituzione “antifascista” è totalmente priva di rilievo. La Costituzione italiana vigente del 1948 e tutte le altre Costituzioni “occidentali” non sono nè fasciste, nè antifasciste, ma semplicemente “anfibie”, indifferenti a qualunque tipo di contenuto che non sia il continuo bilanciamento degli interessi in gioco (non sta, forse, in questo la “mitezza del diritto” per cui è anatema cristallizarsi su “un’identità a priori”?).
Operando all’interno di codesto contesto il ruolo dei partiti attuali è assolutamente inutile e perfettamente interscambiabile. Eppure, la autentica politica è intrinsecamente caratterizzata dalla ricerca (non semplice e non banale) della verità dell’essere, perchè, sulla scia dell’insegnamento di Aristotele (384 a.C./322 a.C.), è questa la vera condizione del formarsi di ogni società umana ed il fattore di equilibrio nel comprendere prima e nel realizzare poi il bene comune.
Solo la Verità impedisce l’anarchia e la nascita dei totalitarismi e degli autoritarismi (non certo le “piazze” di Schlein e Ladini). Solo la Verità garantisce il vero pluralismo delle realtà per quello che sono ontologicamente, nonchè il perseguimento dei loro fini naturali. Scrive l’evangelista Giovanni: “Conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi” (cit. Gv 8, 31/32). È questa la Via maestra da seguire…