Il nostro Dio si fa bambino per noi
di Giuliva Di Berardino
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COMMENTO AL VANGELO DEL GIORNO DI UNA TEOLOGA LITURGISTA
Vangelo Gv 1,1-18 [forma breve Gv 1,1-5.9-14]
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Oggi la liturgia consente di celebrare 4 messe: la messa vespertina della vigilia, la messa della notte, la messa detta “in aurora” e la messa del giorno.
Questa disposizione è ovviamente molto antica e risale all’antica usanza del papa a Roma di celebrare anche fuori dalla sede papale, in alcune basiliche importanti della città di Roma.
I libri liturgici hanno ereditato questa antica tradizione e oggi ancora resta come possibilità di celebrare con maggior coinvolgimento possibile la bellezza di una celebrazione solenne che ci ricorda uno dei cardini principali della nostra fede: il Signore è venuto in mezzo a noi e ha assunto la nostra carne per amore, e con questo infinito, eterno amore di estrema umiltà ci ha salvati.
E oggi contempliamo la piccolezza e la tenerezza che Dio ha scelto come via di luce per tutti noi. Non mi soffermerò a meditare tutti i vangeli delle quattro messe, ma farò solo brevi riflessioni su diversi elementi delle diverse messe, perché la caratteristica comune di tutte le celebrazioni del Natale è sempre la gioia che fa nascere in noi Gesù come luce.
In mezzo alle tenebre della notte, Cristo nasce da un parto verginale e viene a far gioire il cuore dell’uomo perché lo stupisce, illuminandolo interiormente non con la forza, ma con la tenerezza.
L’orazione della messa della notte infatti ci fa pregare così: “O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo, concedi a noi, che sulla terra lo contempliamo nei suoi misteri, di partecipare alla sua gloria nel cielo“.
Lo splendore di Cristo è definito, in questo testo liturgico che fa eco al Vangelo di Giovanni, vera luce del mondo, perché è una luce profondamente divina e umana, che risveglia in noi una qualità umana che richiama l’azione della grazia divina in noi: la tenerezza. Ieri ascoltavo l’udienza pubblica del papa e diceva che ha incontrato recentemente grandi scienziati per parlare con loro sull’intelligenza artificiale e la funzione dei robot nell’immediato futuro della nostra società.
Questi scienziati dicevano che la robotica fa grandi passi e spesso aiuta o addirittura sostituisce l’uomo in tante funzioni, però, diceva il papa, l’unica cosa che questi scienziati hanno condiviso con il santo padre è che i robot non potranno mai esercitare la tenerezza, perché i robot non sono umani.
Ecco allora che contemplare Gesù bambino nel presepio, diceva sempre il papa, ci serve a restare umani, perché la luce della tenerezza che ci porta Gesù Bambino solo gli esseri umani la possono accogliere.
Allora oggi il Vangelo della messa del giorno di Natale tratto dal prologo del Vangelo secondo Giovanni, che ho riportato in forma breve, ci fa meditare proprio Gesù che viene come luce vera, quella che illumina ogni uomo portando quella speciale tenerezza che ci risveglia l’umanità dentro e ci rende capaci di venirci incontro, aiutarci, sostenerci l’uno l’altro come fratelli, in nome di Dio che tutti ama.
Il Signore ci dona un Natale diverso in questo 2023, ma forse proprio in questo Natale potremmo accogliere in modo più vero la pace, frutto della tenerezza del nostro Dio che si fa bambino per noi.
Preghiamo insieme l’antifona della messa in aurora (Cf Is 9,2.6; Lc 1,33): Oggi su di noi splenderà la luce, perché è nato per noi il Signore; Dio onnipotente sarà il suo nome, Principe della pace, Padre dell’eternità: il suo regno non avrà fine. Auguro a tutti voi e alle vostre famiglie, ai vostri cari e a tutti coloro che portate nel cuore un buon Natale del Signore nei vostri cuori.