L’invito, di stampo greco, a valorizzare ogni momento per fare la cosa giusta

L’invito, di stampo greco, a valorizzare ogni momento per fare la cosa giusta

di Maria Alessandra Varone

UNA RIFLESSIONE SU CALDERÓN DE LA BARCA,UN DRAMMATURGO DEL SEICENTO

Recentemente ho approfondito Calderón de la Barca, un drammaturgo del Seicento. Ho letto “La vita è sogno”, che è considerato il suo capolavoro; molti dei suoi altri scritti non sono stati tradotti in italiano, è un vero peccato.

Ad essere particolarmente affascinante di questo autore, e dell’opera citata, è la sfacciata sincerità e l’attenzione al dettaglio. La capacità, cioè, di cogliere e valorizzare la realtà nella sua complessità, non rinunciando né alla verità del bene e del male, e alla loro irrimediabile distinzione, né alla semplice sgradevolezza del male, che invece viene sublimata.

E non si tratta di una estetizzazione del dato di fatto o del male in quanto tale, come nel decadentismo, nella scapigliatura o nelle forme di eroismo e trionfalismo. No, si tratta di qualcosa di più. Della estetizzazione del male laddove è inteso come errore, e cioè come momento non isolato, il quale apre alla possibilità del ravvedimento e della redenzione, da cui trae la sua bellezza, altrimenti inevitabilmente preclusa.

I personaggi del dramma, infatti, sono tutti, nessuno escluso, in errore, seppure in buona volontà; ma alla fine tutti, nessuno escluso, raggiungono la pienezza della soluzione giusta, questa volta non tutti, ma quasi, in buona volontà. Ciò è magnifico, e l’intero senso è racchiuso nel titolo stesso.

La vita è sogno, infatti, non è una rassegnata rinuncia gnostica alla vita, all’individualità e al mondo; non è nemmeno un invito, su stampo disfattista e relativista, al vivere la vita e godersela perché tutto passa e moriremo tutti. Al contrario, si tratta dell’invito, di stampo greco, a valorizzare ogni momento per fare la cosa giusta, proprio perché veramente reale è solo l’attimo presente – questo è Agostino -, ed è in quel momento, dunque, che siamo pienamente responsabili di noi stessi e delle nostre azioni, e quindi soggetti morali e per questo estetici, secondo l’equazione straordinaria di Calderón de la Barca.

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