Il vescovo Raspanti: “Non esiste nulla di maggiormente anticristiano della mafia”
di Bruno Volpe
–
IL MAFIOSO PUÒ CONVERTIRSI SE IL SIGNORE TOCCA LE CORDE DEL SUO CUORE
“Il succo del Natale? Sempre lo stesso, la venuta nella storia di Gesù che si fa uomo come noi”. Lo spiega in questa intervista Monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale (Catania), Presidente della Commissione Episcopale Siciliana, il capo dei vescovi cattolici siciliani.
Eccellenza Raspanti, qual è la sintesi del Natale?
“Il succo, se vogliamo, è sempre lo stesso, è di grande attualità e non cambia di anno in anno come le mode. Il senso pieno del Natale è la venuta del Signore nella storia che si fa uomo come noi, è un evento passato, ma straordinariamente vero, bello ed attuale. Dio, scendendo tra di noi, conferma il Vangelo che dice: sono con Voi sino alla fine dei tempi. E’ un fatto vero 2.000 anni fa, verissimo oggi. E siamo in attesa della sua seconda e definitiva venuta nella storia, la Parusia”.
Come dobbiamo viverlo?
“Avevamo la possibilità di utilizzare al meglio il tempo di Avvento, e speriamo che lo abbiamo fatto attraverso la Parola e i sacramenti. E poi occorre essere attenti ai segni, a quello che Dio ci dice e come ci parla, saper cogliere e leggere i suoi messaggi, anche se è vero: i criteri e i pensieri di Dio spesso non sono i nostri e abbiamo difficoltà per la nostra finitezza a capirli, talvolta ci sembrano incomprensibili, ma alla lunga sono esatti. Dio scrive dritto su righe storte”.
Esiste il rischio di una mondanizzazione o commercializzazione del Natale?
“In occidente questo rischio è sempre esistito ed è ancor più vivo e reale , è un fenomeno che risale già agli anni 70. Anzi non è sbagliato affermare che affrontiamo un tema antico o vecchio, tuttavia non superato. Perché bisogna mettere da parte la logica del consumo a tutti i costi, della mondanità, del chiacchiericcio. A volte quello che è l’ avvenimento centrale, la venuta di Cristo, diventa contorno, mettiamo al centro i rumori e le luci”.
Presepi. Ogni tanto abbiamo versioni eccentriche o eccessivamente creative, non le pare che bisognerebbe limitare queste forme e tornare alla tradizione?
“Io penso che effettivamente di tanto in tanto qualche eccesso di bizzarria esista e si arriva a quello che gli americani chiamano trash. Tuttavia non dobbiamo farne un dramma, ma pensare alla idea centrale. Il Presepe lo ha inventato, diciamo così, San Francesco a Greccio e da allora è stato un continuo svilupparsi di scuole ed interpretazioni. L’importante è non stravolgere e ricordare che nel presepe vediamo plasticamente Gesù che entra nella nostra storia. Del resto se ci fate caso, vedrete che i personaggi del presepe tutto sommato sono sempre gli stessi”.
In Italia e in Sicilia abbiamo il problema di tante chiese antiche belle chiuse, abbandonate o persino inagibili per la incuria e il tempo, che fare?
“Non parlerei di abbandonate, ma chiuse. Il tema esiste ed è legato alla cronica mancanza di preti ormai in numero non sufficiente per le tante chiese, al punto che in alcuni casi è necessario accorpare le parrocchie. Poi esiste il tema delle chiesette o cappelline rurali che fanno parte del patrimonio artistico, culturale e spirituale. Ma sinceramente io vedo con difficoltà e sono scettico e non ottimista sul progetto di recuperarle, ho perplessità. Occorrono capitali ingenti per ristrutturarle ed oggi non li abbiamo e attenzione a non favorire speculatori o chi vuol guadagnarci. Qui bisogna essere fermi ed attenti”.
Magari affidandosi a privati?
“Trovarli, specie in Sicilia dove i soldi non abbondano, è impresa quasi impossibile e nel Sud in genere manca questa cultura. Certamente, se ci fosse un mecenate privato in grado di farlo, perché no. Ma deve obbedire ad un progetto chiaro, trasparente, e soprattutto essere una persona limpida senza macchia ed affidabile, non una persona qualsiasi che voglia farsi notorietà o peggio spiccare il volo politico. Non dimentichiamoci che comunque sono beni ecclesiastici e noi dobbiamo vigilare e dire l’ ultima parola. Lo ripeto, se viene fuori un privato ben venga, ma sia una persona inappuntabile e senza scheletri nell’ armadio. Aggiungo che eventuali restauri o ritocchi di beni ecclesiastici vanno fatti sotto la nostra supervisione e possibilmente da professionisti di valore o con palmares certificato che vogliamo esaminare, naturalmente cattolici e credenti per ovvi motivi di competenza teologica. In caso contrario sarà difficile arrivare ad una soluzione o benestare”.
Ultimamente il Papa è tornato a parlare di mafia e riguarda naturalmente non solo la Sicilia, ma anche il Gargano, la Calabria o la Campania. Che ne pensa?
“Non esiste nulla di maggiormente anticristiano della mafia, è un sistema illegale di prepotenza basato solo sulla sopraffazione e sulla violenza e sulla idea errata che alla fine vince il più forte o quello con maggiori agganci”.
Il mafioso può convertirsi?
“Tutti lo possono e naturalmente anche il mafioso, se il Signore tocca le corde del suo cuore. Ma sia un pentimento reale e non di comodo, diverso da quella collaborazione di natura giudiziaria. La conversione è un processo lento, laborioso, parte dal foro interno della persona e naturalmente presuppone che il soggetto prima di tutto abbia scontato per intero il suo debito con la società e la giustizia”.