L’umanità trova sempre qualche pretesto per non accettare il messaggio di Dio

L’umanità trova sempre qualche pretesto per non accettare il messaggio di Dio

di Giuliva Di Berardino

COMMENTO AL VANGELO DEL GIORNO DI UNA TEOLOGA LITURGISTA

Mt 11, 16-19

In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

Il Vangelo di oggi denuncia la mancanza di accoglienza che Gesù riscontra nel cuore delle persone. Non solo delle persone del suo tempo, ma proprio di ciascuno di noi. Le parole di Gesù, che suonano come una lamentela, in realtà ci mostrano come fare a uscire da una situazione che ci chiude in noi stessi e ci apre alla vita. Gesù ci fa capire che l’umanità ha sempre qualche pretesto per non accettare il messaggio di Dio, trova sempre argomenti e pretesti per rifiutare l’incontro con gli altri e con Dio. Tante volte ci chiudiamo alla vita vera, rifiutiamo la relazione, perché pensiamo di sapere qualcosa che altri non sanno o perché abbiamo vissuto delle esperienze che altri non conoscono.

Ecco, il vangelo oggi ci mostra che quello che noi sappiamo e che abbiamo vissuto non è tutto, ma  solo un punto di partenza per capire meglio gli altri, o le situazioni che noi non conosciamo ancora. La vera sapienza è quella che sa imparare sempre, che sa accogliere sempre da tutti e che si apre al diverso, all’altro, si lascia interrogare, si lascia anche scalfire, ferire e quindi cambiare, perché il sapiente sa che si vive a partire dai propri limiti. Stare nella vita con sapienza significa starci non con la pretesa di essere rispettato, ma di rispettare; non con la pretesa di essere servito, ma di servire! Chi non vuole aderire a questa modalità di vita, non vive con sapienza.

Come diceva il Beato Piergiorgio Frassati, il “giovane delle beatitudini” come l’ha identificato Giovanni Paolo II, bisogna vivere, non vivacchiare! Papa Francesco, in un suo discorso a proposito dei giovani, dopo aver anche citato questa frase del Beato Pier Giorgio Frassati, dice: “Se i giovani non saranno affamati di vita autentica, mi domando, dove andrà l’umanità? Dove andrà l’umanità con giovani quieti e non inquieti?” E poi aggiunge: “Come si passa dalla giovinezza alla maturità? Quando si inizia ad accettare i propri limiti. Si diventa adulti quando ci si relativizza e si prende coscienza di “quello che manca”…Com’è bello essere uomini e donne! Com’è preziosa la nostra esistenza! Eppure c’è una verità che nella storia degli ultimi secoli l’uomo ha spesso rifiutato, con tragiche conseguenze: la verità dei suoi limiti“.

Ecco, allora, non cerchiamo scuse e pretese giustificandoci nei nostri limiti, perché questo ci fa restare  “parcheggiati”, accomodati. Impegniamoci invece ad amare i nostri limiti e, con quello che siamo, cerchiamo di uscire da noi stessi, di andare verso gli altri, per iniziare a danzare la vita! Il vangelo oggi ce lo mostra: se Giovanni Battista è stato il profeta che ci ha mostrato a vivere la gioia di Dio, la festa del Regno dei cieli, pur vivendo da povero e penitente, se Gesù ha proseguito questo annuncio di gioia, portando sulla sua carne crocifissa i peccati del mondo e offrendosi a tutti nel pane degli angeli, è perché noi potessimo  cercare la vita senza scoraggiarci, senza chiuderci alla gioia, alla danza, e quindi alla vita! Il Signore ci sta dando il tempo di ricominciare a vivere, di aprirci alla vita vera. Preghiamo insieme con l’antifona della celebrazione della messa di oggi: Ecco, il Signore verrà con splendore a visitare il suo popolo nella pace, per fargli dono della sua vita eterna.

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